Skip to main content

Giavazzi rimbrotta Monti: meno sussidi e meno tasse

Caro premier, il nostro rapporto è pronto, è tempo di trasformarlo in norma senza traccheggiare ulteriormente, così si potranno ridurre le imposte alle aziende invece di sussidiarle. È questo il senso recondito e indiretto di uno studio pubblicato su lavoce.info, scritto da Francesco Giavazzi e Fabiano Schivardi, autori del Rapporto al presidente del Consiglio Mario Monti.
 
Sono veramente utili alcune imprese ad accrescere la produttività o l’occupazione, oppure la cancellazione dei contributi a tali attività consentirebbe di risparmiare denaro pubblico non producendo alcun effetto negativo?
Il riferimento è a quelle piccole realtà per le quali l’intervento dello Stato potrebbe non essere opportuno né tantomeno efficace, in quanto il benessere che se ne ricaverebbe andrebbe a beneficio dei residenti di quelle aree, a scapito di una maggiore tassazione che andrebbe a gravare su tutti i cittadini.
 
“Seppure molti tagli siano individualmente criticabili e possano ridurre il reddito di particolari settori della società – scrivono gli autori – un taglio della spesa pubblica, se usato per diminuire la pressione fiscale, e se accompagnato (ove necessario) da opportune redistribuzioni, può essere espansivo. È vero in generale, ed è evidentemente tanto più vero quanto più si incide su capitoli di spesa il cui effetto è piccolo o addirittura negativo anche a livello locale”.
 
Che cosa giustifica, a questo punto, l’intervento dello stato a favore di un’impresa?
 
Sicuramente “la presenza di fallimenti di mercato – sostengono Giavazzi e Schivardi – cioè di situazioni in cui l’economia produce una quantità non ottimale di un certo bene, nel senso che il benessere della società nel suo complesso migliorerebbe se si producesse una quantità diversa dall’equilibrio di mercato di quel particolare bene. Un sussidio potrebbe allora contribuire a ristabilire un livello di produzione socialmente ottimale”.
 
Ma ciò non basta a giustificare un sussidio. È necessario che il sussidio generi attività addizionali e non vada a finanziare attività che l’impresa avrebbe intrapreso comunque. Per dimostrare l’improduttività della spesa relativa ai sussidi alle imprese , Giavazzi e Schivardi riportano i risultati di un corpo consolidato di studi, secondo il quale solo il 2% delle aziende che ha ricevuto un sussidio nel 2005, ha intrapreso un investimento impossibile in mancanza di quei fondi.
 
Ma arriviamo al rapporto consegnato al presidente del Consiglio. “A fronte di ogni euro di sussidio eliminato, il Governo dovrebbe garantire una riduzione di pari ammontare del cuneo fiscale – Irap e/o oneri sociali che verrebbero fiscalizzati e coperti dai tagli dei trasferimenti”. Questo intervento sostituirebbe quindi trasferimenti improduttivi consentendo una riduzione del cuneo fiscale.
Gli autori infatti non hanno dubbi. Per stimolare la crescita è necessario ridurre la pressione fiscale, seppur mantenendo qualche forma di incentivazione a favore di casi evidenti di fallimento di mercato.
 
I risultati della riforma dei sussidi?
 
“Secondo diverse stime (si veda la Nota informativa del 24.7.2012 di Prometeia e Alesina, Favero e Giavazzi 2012) un taglio di 10 miliardi di sussidi (il perimetro individuato nelle nostre analisi) potrebbe portare nell’arco di 2-3 anni a un aumento del Pil fra lo 0,7 e l’1,5 per cento e a una riduzione dei prezzi al consumo dell’1 per cento, contribuendo sia a migliorare la competitività delle imprese italiane sia ad aumentare il potere d’acquisto delle famiglie”
Ma applicarla non sarà facile, troppi interessi particolari potrebbero opporsi.
 
×

Iscriviti alla newsletter