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La toga di Taranto si accanisce sull’Ilva

No del gip di Taranto al piano presentato dall´Ilva per il risanamento dell´impianto siderurgico. Il gip Patrizia Todisco ha firmato un provvedimento di 15 pagine con cui respinge il piano di risanamento presentato dall´azienda nei giorni scorsi. Respinta anche la richiesta di poter produrre al minimo, che era correlata al piano aziendale da 400 milioni di euro presentata dal commissario dell’Ilva, Bruno Ferrante. “I beni in gioco – salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano – non ammettono mercanteggiamenti”, si legge nel provvedimento.
 
Il ministro dell´Ambiente, Corrado Clini ha annunciato, che chiederà all´azienda di “anticipare di quattro anni l´osservanza delle prescrizioni previste dall´Autorizzazione integrata ambientale”, la normativa che autorizza l´operatività delle industrie che rispettano determinati criteri ambientali. “Per la legge italiana in applicazione della direttiva europea – ha spiegato Clini – il ministro dell´Ambiente è competente per rilasciare l´Aia, che rappresenta il documento con cui il ministero rilascia l´autorizzazione all´esercizio degli impianti industriali nel rispetto delle norme per la tutela dell´ambiente e della salute”.
 
Ora – ha aggiunto il ministro – “stiamo completando l´istruttoria per rilasciare l´autorizzazione e chiederemo a Ilva di cominciare a rispettare adesso, con 4 anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell´Aia, per l´adeguamento degli impianti di Taranto”. L´Aia per l´Ilva “conterrà prescrizioni precise per adeguare degli impianti di Taranto agli standard stabiliti dalla Ue e che dovranno essere rispettati a partire del 2016 ma noi chiederemo all´azienda di applicarle adesso, con 4 anni di anticipo”.


 
Per protesta cinque operai dell´Ilva di Taranto hanno trascorso la notte scorsa sulla torre di smistamento dell´altoforno 5, il più grande d´Europa, a 60 metri di altezza. I Verdi hanno chiesto che “si valuti il sequestro dei beni del gruppo Ilva e della famiglia Riva per garantire il risarcimento dei danni per i lavoratori e le vittime dell´inquinamento attraverso l´istituzione di un Fondo nazionale”. Il patron del siderurgico Emilio Riva, 86 anni e suo figlio Nicola, 56 anni restano agli arresti domiciliari, cui sono sottoposti dal 26 luglio scorso, perché il gip ha bocciato il ricorso dei legali.

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