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Perché la sentenza della Corte è una (mezza) vittoria di Merkel

L’esito era per certi versi scontato. In linea con le sentenze precedenti del giugno 2009 e del settembre 2011, la Corte Costituzionale di Karlsruhe è tornata a fare perno sulla necessità che sia sempre il Parlamento, e mai soltanto il rappresentante tedesco in sede europea, a decidere in autonomia i passi da fare per una maggiore integrazione europea. Questa volta la legge di autorizzazione, con la quale il Bundestag e il Bundesrat avevano dato il via libera al Mes lo scorso giugno, andrà quindi rivista. Soltanto allora il Presidente della Repubblica, Joachim Gauck, potrà ratificarla, consentendo che il fondo di stabilizzazione permanente entri in vigore. Il Primo ministro lussemburghese ha indicato come data critica l’8 ottobre prossimo.
 
Quali sono le modifiche richieste dai giudici costituzionali? Innanzitutto, il Bundestag dovrà chiarire che per tutte le decisioni del cd. “consiglio dei governatori” del Mes, in particolare per quelle che comportino una dilatazione del rischio per le finanze tedesche, dovrà esservi una legge di approvazione parlamentare. Ciò significa che, nonostante le rassicurazioni della signora Merkel e degli esponenti del suo governo, a oggi le cose non stavano così; ossia che al rappresentante tedesco era data la possibilità di esprimersi su eventuali aumenti di capitale del fondo o misure che comunque facessero lievitare la responsabilità tedesca oltre il limite prefissato dei 190 miliardi, senza una preventiva autorizzazione del Bundestag.
 
Detto ancora inaltri termini, la dotazione del fondo potrà aumentare solo con il sì del rappresentante tedesco. Il che rischia di innescare un ennesimo procedimento di revisione del trattato istitutivo del Mes. Di questo avviso è anche Guntram Wollf del thinktank Bruegel. Ecco dunque la prima luce gialla. La seconda luce gialla riguarda l’immunità del rappresentante tedesco presso il Mes. Senza nulla togliere alle guarentigie previste dal trattato all’art. 34, al rappresentante non sarà concesso di tacere e di non informare preventivamente il Parlamento su tutte le decisioni che riguardano il funzionamento e le decisioni da prendere in seno al fondo.
 
Come ha scritto la Frankfurter Rundschau subito dopo la sentenza, si tratta di una decisione che comunque non impensierisce più di tanto la signora Merkel. Certo, si tratta di una promozione condizionata delle sue leggi che certo non farà piacere a lei e ai membri del suo governo. D’altro canto, si tratta di un chiaro rafforzamento della posizione della Germania di fronte ai partner europei.
Dinanzi ai lamenti dei colleghi europei per la farraginosità dei meccanismi decisionali del fondo, la Cancelliera potrà sempre dire: “Me lo chiede Karlsruhe”. La sentenza è d’altra parte una mezza vittoria anche per gli euroscettici di ogni colore. Frank Schäffler, parlamentare libertario nelle file dell’FDP, affida a Twitter il suo primo commento: “La Corte ha spuntato i denti al Mes. Sono state accolte molte nostre critiche”.
Ora la palla passa al Parlamento. Attendiamoci nuovi ricorsi.
 
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