Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Un ponderato sostegno a Barack

La campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti è entrata ormai nel rush finale. E, com’è consuetudine dopo la fine del “secolo breve”, i concreti temi sociali saranno determinanti. La politica interna, insomma, la farà nuovamente da padrona a novembre, spingendo il 3% dei votanti incerti da una parte o dall’altra.
 
Le distinzioni programmatiche sono nette, almeno nelle enunciazioni propagandistiche e simboliche relative al welfare. Mentre Mitt Romney vuol guidare i repubblicani alla conquista della grande borghesia conservatrice, spaventata dal presunto “socialismo” del concorrente e dai rischi disfattisti derivati dalla crisi finanziaria mondiale, Barak Obama contesta duramente gli squilibri fiscali prodotti dalla precedente amministrazione repubblicana che danneggiano ancora oggi le classi medie e basse.
 
L’atteggiamento tradizionalista punta l’indice soprattutto contro i rischi fiscali che la socialità democratica radicale deve introdurre. Specularmente la strategia di Obama, per reazione, promette forti sgravi fiscali per i poveri, tornando alle origini ideologiche della sinistra europea. Agostino Depretis utilizzò, alla fine dell’Ottocento, l’impopolarità della terribile tassa sul macinato per battere la piemontesizzazione cinica della destra, in modo molto simile a quanto oggi Obama avanza con un ritorno al livello contributivo vigente durante l’era Clinton per colpire la cultura reazionaria dei Tea party. Un modo neanche tanto sofisticato per contestare, con un escamotage simil-liberista, gli effetti devastanti della politica draconiana e megalomane degli epigoni di Bush.
 
Oltre le querelles cerebrali sul dibattito elettorale, polarizzato attorno a spese sanitarie e equità tributaria, la vera differenza tra i due leader è data realmente dalla politica estera. Vincerà, infatti, chi alla Casa Bianca meglio interpreterà il ruolo degli States nel mondo, ossia chi contribuirà in maggior misura a fare il bene del pianeta. Il wilsoniano democratico di colore o il reaganiano yankee repubblicano?
 
Dal lato continentale il candidato migliore resta Obama. I suoi limiti più rilevanti, annodati alla discutibile posizione relativista su aborto e famiglia, non si ripercuoteranno direttamente sulla dissestata Europa, mentre i benefici della sua politica estera sì. In tal senso è plausibile che l’anatra zoppa voli molto più in alto della scaltra aquila predatrice.
 
Il conservatorismo duro di Romney, da par suo, ha buoni e positivi ideali etici, ma non è rassicurante oltreoceano, potendo farsi interprete di demagogiche pulsioni imperiali perfino peggiori di quelle passate. Alla fine, non potendo puntare sull’originaria moderazione cattolica dei democratici, conviene per lo meno contentarsi della maggiore ponderazione rooseveltiana di Obama e del suo staff.
×

Iscriviti alla newsletter