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Una settimana decisiva per l’Europa

La banca centrale europea deve intervenire per l’acquisto dei titoli di Stato di Spagna e Italia? E se sì, come? Un tema cruciale che si scioglierà questa settimana. Se ne parlerà mercoledì 4 durante il vertice a Roma tra Monti e il presidente francese Hollande e sabato 8 durante l´incontro tra lo stesso Monti e Van Rampuy in margine ai lavori del Forum Ambrosetti a Cernobbio. Ma se ne discuterà soprattutto giovedì prossimo 6 settembre durante il consiglio direttivo della Bce. Il Presidente Draghi e i 23 governatori delle banche europee che compongono il Consiglio dovranno decidere se e come intervenire per acquistare sul mercato i titoli di Stato dei Paesi con tassi elevati come Italia e Spagna, come annunciato dallo stesso Draghi all´inizio di agosto.
 
Per preparare la riunione, Draghi non ha partecipato nei giorni scorsi al convegno annuale della Fed americana a Jackson Hole dove era invece presente il suo antagonista, il presidente della Bundesbank Weidmann che è contrario agli acquisti da parte della Bce al punto da aver minacciato le dimissioni, prima di essere “stoppato” dalla Cancelliera Merkel che gli ha chiesto di rimanere al suo posto pur dicendosi favorevole alla politica di Draghi. A Jackson Hole il Presidente della Fed Bernanke ha annunciato nuovi interventi della sua banca centrale per sostenere l´economia americana: sono più o meno gli interventi che dovrebbe fare anche la Bce e l´annuncio di Bernanke costituisce un implicito invito a muoversi rapidamente rivolto a Draghi.
 
Anche Adam Posen della Banca d´Inghilterra (che non fa parte dell´Euro) ha rivolto un esplicito invito alla Bce a intervenire: “La Bce – ha detto Posen – deve assolutamente comprare titoli di Paesi come Italia e Spagna, che sono squilibrati rispetto ai fondamentali economici”. Ma c´è un ma. A inizio agosto, per venire incontro alle perplessità del fronte rigorista del Nord Europa, Draghi aveva detto che gli acquisti di titoli potranno avvenire solo se i Paesi chiederanno l´intervento dello Scudo anti spread come deciso nel vertice europeo del 28 e 29 giugno.
In quel vertice era stato stabilito che l´accesso allo Scudo sarebbe stato possibile solo per i Paesi in regola con l´attuazione delle prescrizioni europee “ordinarie” sul risanamento, senza obblighi aggiuntivi come invece accade per i Paesi in crisi (Grecia, Irlanda, Portogallo) e al massimo con un “memorandum” leggero che in sostanza dovrebbe definire i tempi di attuazione delle prescrizioni europee, ma senza l´intervento della troika, cioè degli esperti della Ue, della Bce e del Fondo monetario che hanno “commmissariato” i Paesi in crisi.
 
Sul “memorandum” e sulla troika si è sviluppata nelle settimane scorse una trattativa serrata tra i Paesi europei e sembra che ci si stia accordando per un intervento anche dei tecnici del Fondo monetario (che non dovrebbe comunque stanziare fondi), insieme a quelli di Ue e Bce, ma solo per verificare trimestralmente il calendario di attuazione delle prescrizioni europee di risanamento. A queste condizioni, la Spagna potrebbe chiedere l´intervento del Salva Stati (come ha lasciato intendere il premier Rajoy in un´intervista concessa oggi a più giornali europei). E l´Italia?
 
Il tema del “memorandum” salda l´intervento della Bce per acquistare i titoli di Stato e far calare gli spread con l´evoluzione della situazione politica italiana. Ormai, come ha confermato la settimana scorsa la società di rating Fitch, nei governi stranieri e nei mercati domina l´incognita sul nostro futuro politico.
In sostanza, tutti ritengono che Monti abbia più o meno rimesso l´Italia sulla strada del risanamento, ma si chiedono che cosa accadrà “dopo Monti”: il risanamento proseguirà, oppure il prossimo governo abbandonerà la via del rigore? Nell´incontro con la Merkel a Berlino della settimana scorsa pare che la stessa Cancelliera abbia esortato Monti a far di tutto per rimanere al Governo anche dopo le elezioni. Nella conferenza stampa successiva al vertice, alla domanda se il risanamento proseguirà, Monti non si è limitato a dire, come aveva fatto in passato, che i partiti hanno dato prova di lealtà alla politica di risanamento e quindi i nostri partner non debbono nutrire timori per il prossimo governo, ma ha aggiunto che omai ci sono dei “paletti” per impedire ai governi futuri le politiche allegre del passato: Monti ha citato il Fiscal compact (cioè il trattato europeo che impone di ridurre il debito pubblico) e il pareggio di bilancio già inserito in Costituzione.
 
Ma a questi due paletti potrebbe benissimo aggiungersene un terzo: cioè il famoso “memorandum” per fissare l´attuazione concreta delle misure di risanamento e il controllo trimestrale della troika “leggera”. Questo significherebbe che anche l´Italia, nelle prossime settimane, potrebbe chiedere l´intervento del Salva Stati per far partire l´acquisto di nostri titoli da parte della Bce e abbassare gli spread.
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