Il fischio di inizio dei test di ingresso alle facoltà di Medicina e Odontoiatria ha fatto levare le polemiche che già da settimane circolavano sulla legittimità del numero chiuso. Secondo le stime a sostenere i test di ammissione per una delle Università italiane saranno un totale di 77.000 giovani.
Un appello a Mario Monti e al ministro Francesco Profumo perché eliminino i test di ammissione e rendano libero l´accesso all´università è giunto da Francesco Tanasi segretario nazionale del Codacons, che ha definito il numero chiuso “assurdo ed antistorico”. “Se, infatti, la Corte Costituzionale – spiega – definisse incostituzionale il numero chiuso, cosa probabile essendo lesivo del diritto allo studio e del libero accesso alle professioni, garantiti dalla Carta Costituzionale agli articoli 3, 33 e 34 e dalle direttive comunitarie, scatterebbe una maxi class action per i non ammessi”. Per questo il Codacons ha già provveduto a diffidare il ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca chiedendo l´eliminazione dei test di ammissione. “Peraltro i test di ammissione, con domande magari di cultura generale, non selezionano certo quelli che saranno, ad esempio, i medici migliori. Non si capisce, poi, perché qualche ora di test dovrebbe valere più del voto conseguito alla maturità, dopo un percorso durato ben 5 anni di studio. Per migliorare la qualità della nostra sanità la selezione andrebbe fatta durante gli anni universitari, attraverso esami più selettivi e non certo con un test di un centinaio di domande da risolvere in qualche ora”.
E un altro “No ai test che limitano il diritto allo studio” giunge da Federconsumatori e Adusbef che ribadiscono la loro contrarietà ai test di ingresso per l`iscrizione ai corsi di laurea. “E` urgente rivedere il sistema dei test”, sottolineano Rosario Trefiletti, presidente Federconsuamtori ed Elio Lannutti, presidente Adusbef, spiegando: “Da sempre siamo stati contrari a questo sistema, in quanto rappresenta un ostacolo (non sempre giustificato) all`accesso agli studi: una logica che assomiglia molto a quella degli ordini professionali, che si configurano come vere e proprie ´caste´”. Per le associazioni inoltre questo sistema rischia di trasformarsi in un meccanismo adottato dagli atenei per “fare cassa”: ogni singolo test, infatti, può costare anche oltre 100 euro. E anche dove sia necessario predisporre il numero chiuso per motivazioni oggettive (laboratori, aule, ecc.) “bisogna utilizzare questo strumento con estrema attenzione e correttezza, disponendo quesiti attinenti e criteri di valutazione equi, certi ed attendibili”, avvertono.
Il sito Studenti.it, si è interrogato sull’efficacia dei test a numero chiuso chiedendo ai suoi utenti come si sono preparati per affrontare la prova. Secondo Studenti.it, il 24% delle 1180 aspiranti matricole di facoltà a numero chiuso che ha partecipato all`inchiesta del portale non si è preparato e si è limitato a tentare la fortuna. Una percentuale significativa che mette in luce la poca considerazione che gli studenti hanno di questo metodo di selezione. Il 29% si è preparato studiando su libri e attraverso test online, il 23% solo sui libri mentre il 7% non ha speso soldi per l`acquisto di libri e si è preparato solo con i test online. Il 3% degli intervistati infine ha seguito un corso di preparazione, mentre solo il 6% ha investito su tutte le forme di preparazione a disposizione: ha frequentato un corso, ha acquistato dei libri e si è allenato online. Secondo Marta Ferrucci, responsabile di Studenti.it, “Questo metodo di selezione taglia le gambe a giovani che potrebbero avere tutte le carte in regola per diventare degli ottimi medici. Lo ha dimostrato la vicenda di qualche giorno fa che ha visto protagonista il primario Giuseppe Remuzzi, nefrologo di fama internazionale che, sottoposto ad una simulazione di test, ha commesso 15 errori e quindi non sarebbe stato ammesso alla facoltà di Medicina”.
Ma per qualcuno il vero problema sarebbe un altro. “I test di ingresso non sono il problema, ma solo il campanello d´allarme della crisi del sistema della conoscenza causato delle inadeguate politiche scolastiche e universitarie degli ultimi anni”, ha dichiarato in una nota Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, secondo la quale numero chiuso e programmato “sembrano essere scelte determinate più da problemi organizzativi, che da valutazioni sulla capacità del mercato di assorbire nuovi laureati”. “In un contesto generato da politiche di tagli agli atenei e da norme poste per circoscrivere l´offerta formativa – spiega Ghizzoni – i test di ingresso sono la copertura per non risolvere alla radice alcuni i problemi dell´università e della scuola”.