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Caro Renzi, la rottamazione è un’idiozia

Non posso dire di odiare del tutto lo snobismo, anche se realmente uno stravagante non sono mai stato. Ma soprattutto in politica si deve confessare che si parla dell’atteggiamento più sbagliato che possa esistere, identificandosi, di fatto, con la pulsione aristocratica all’antidemocrazia.
 
La tesi della rottamazione, sostenuta con foga istrionica e capacità comunicativa dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, appartiene al novero di quelle boutade che spingono al disprezzo per affettazione, ma che, al contempo, devono essere prese in serissima considerazione. Ha colpito tutti come una slavina il modo in cui l’annuncio della non ricandidatura di Walter Veltroni abbia trovato seguito in D’Alema, e ancora più e meglio nell’atteggiamento epurativo di Pier Luigi Bersani.
Che significa, allora, questo strano concetto? E qual è il suo possibile valore politico?
 
Cominciamo dall’inizio. Il tema giovanile, ossia la mancata presenza di un ricambio generazionale nella politica, è andato di pari passo con la fine dei partiti classici. Mani Pulite ha fatto sì largo a una schiera di giovani che allora hanno calcato la scena, senza però creare le condizioni affinché questi potessero quindici anni dopo essere sostituiti con i loro successori generazionali. La mancanza delle organizzazioni strutturate del consenso è andata di pari passo, e non poteva essere diversamente, con l’impossibilità di avvicendamenti d’età a motivo della distruzione dei criteri e delle condizioni stesse di selezione. Se un certo gruppo organizzato di persone non si regola per mantenere la propria struttura nel tempo, tenderà inevitabilmente a conservare personalmente al potere coloro che lo detengono. E ciò è esattamente quanto avvenuto con gli pseudo partiti della presunta – solo presunta – Seconda Repubblica.
 
Oggi i giovani che hanno beneficiato con una rapidità estrema di quella rivoluzione sono i vecchi che non se ne vogliono, e aggiungerei possono, andare via.Di qui l’idea renziana di caldeggiare una sostituzione non per avvicendamento ma per eliminazione: la famigerata rottamazione.Molto bene. Ma ha ragione o non ha ragione Renzi a pretendere la testa, politica s’intende, dei vecchi notabili del suo Pd?
 
Dal punto di vista metodologico la risposta è che è giusto farlo così come lui fa, esponendosi al giudizio di consenso delle primarie del centrosinistra. E’ giusto perché saranno i partecipanti al voto a decidere, in nome di una buona norma democratica generale. Ma, se si vuole entrare nel merito stesso dell’idea di rottamazione, questa, al pari di altre grandi trovate cialtronesche del secolo, è un’allucinazione ottica ed un’idiozia di incalcolabile entità.
 
L’Italia ha bisogno di meriti. I meriti non dipendono dall’età. L’età, perciò, non garantisce i meriti. Un sillogismo tanto semplice quanto innegabile. Il concetto di rottamazione è il classico uso in sé di un mezzo, magari anche idoneo, a scopi populisti. Voglio dire che mandare a casa i vecchi è come prendersela con gli omosessuali o attaccare i preti. Una scelta che risulta essere assurda anche se fatta in nome di principi giusti quali la difesa della famiglia e la lotta contro la pedofilia. Siccome i giovani non hanno spazio e alcuni politici fanno pena, ecco che allora la si butta in uno scontro generazionale che dovrebbe produrre la panacea, e invece produce il niente. Mi dispiace usare questo esempio ma lo spauracchio ebraico fu cavalcato da Hitler nei primi annui ’30 del ‘900 con lo stesso intento. Riconoscere il problema e risolverlo in modo generalista e razziale non è esattamente una grande politica: è il truce nazismo. Come non è una buona politica fare della rottamazione il programma di rinascita nazionale. Forse perché Renzi non si ricorda cosa pensassero i nostri nonni degli attuali dirigenti del Pd quando erano giovani. Non molto di meglio di quanto dovremmo pensare di noi stessi se fossimo onesti.
 
Ciò non significa, tuttavia, che Renzi non abbia ragione in sé a volere un rinnovamento della classe politica. E non è sbagliato dire che tale rinnovamento debba passare da un cambio generazionale drastico e repentino. Ma la nuova generazione, voglio dire la nostra generazione dei quarantenni, è l’ora che si faccia avanti senza scimmiottare il peggio della precedente. In Renzi c’è proprio questa contraddizione. E’ di sinistra, ma lo appoggiano e seguono i conservatori. E’ moderno e interpreta a pieno il rinnovamento, ma usa lo strumento mediatico come Berlusconi. Ecco che adesso tutto diventa chiaro. Il significato della rottamazione è giusto ma il senso della rottamazione di Renzi è sbagliato perché fa suoi i peggiori vizi della generazione precedente. Vale a dire l’uso mediatico e non razionale dei contenuti, il loro sacrificio in nome di gravi e grandi generalizzazioni, nessuna garanzia di saper governare con competenza e intelligenza, ma solo di saper carpire il consenso con un grillismo di maniera, moderato e perbenista.
 
Non tutti hanno capito, infatti, qual è il vero problema. Né Renzi, né D’Alema e Veltroni hanno colto a dovere il fatto che il Paese ha bisogno di alternative all’Agenda Monti sulla linea dell’Agenda Monti. Voglio dire che il professore ha fatto tornare al governo l’intelligenza e il prestigio, che non ha età. Quello che la politica dovrebbe fare è rottamare la stupidità e proporre alternative a Monti dello stesso stile e livello di Monti. Allora farebbe un buon servizio al pluralismo democratico e all’etica pubblica. Rottamare con la forza del giovanilismo senza dare garanzie di governo e conservarsi al potere in nome di un consenso locale già guadagnato è una politica destinata in partenza a fallire. Una politica, forse veramente, da archiviare come si fa con una strategia pubblicitaria che nasconda un pessimo prodotto da acquistare.
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