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Così il Vaticano poteva uccidere il Corvo

“La privazione del sonno, uno degli elementi più importanti nei programmi di interrogatori di diverse forze di polizia, diminuisce la resistenza degli individui, alterandone principalmente le note caratteriali ma può condurre a morte”. E’ il commento del professor Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno, di Roma, a proposito dell’asserito trattamento che sarebbe stato riservato a Paolo Gabriele, ex maggiordomo pontificio, durante la sua detenzione.
 
“I sintomi che colpiscono un soggetto privato per giorni di sonno possono essere riassunti in stress, ansietà, depressione, inappetenza, perdita di memoria a breve termine, allucinazioni, riduzione delle capacità intellettive quali concentrazione e attenzione, con una vera modificazione della personalità. In ultimo, la perdita costante di sonno può condurre a morte”, ha aggiunto l`esperto sottolineando che “la sola presenza di luce costante è già un atto di fortissima pressione psicologica, in particolare se viene anche associata ad atti che risveglino continuamente il prigioniero per impedirgli costantemente l´addormentamento”.
 
Infine il professor Peverini ha posto in evidenza che “la scarsa conoscenza da parte dell´opinione pubblica dei danni da deprivazione di sonno tende a diminuire lo sdegno per l´utilizzo di questa metodica di interrogatorio”.
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