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Le colpe degli altri

“E´ il terzo sbarco nell´Isola, dopo quello di Garibaldi che portò i Savoia e quello degli americani che portarono la mafia. Noi siamo qui per portare onestà nelle istituzioni”. Sono state queste le prime parole di Beppe Grillo appena toccato il suolo siciliano, al termine di una traversata a nuoto affrontata con sprezzo del pericolo e del ridicolo.
 
Grillo fa così sfoggio di un´alta considerazioni di sé e di conoscenze storiche quantomeno da rivedere. Ma qui il problema non è tanto sottolineare come la mafia preesistesse di decenni, se non di secoli, all´arrivo di americani e alleati nel 1943, o ricordare come la Casa Savoia fosse come minimo poco convinta delle iniziative di Garibaldi.
 
Il punto è che il comico-blogger-capocarismatico fa ricorso a un trucchetto vecchio come il mondo, indicare alla sua platea un annoso problema e additare immediatamente quelli cui dare la colpa. Salvo poi presentarsi, casualmente, con aria messianica, come la panacea di ogni male, un incrocio tra il mr. Wolf di Tarantino e l´unto da qualche autorità divina di più prossima memoria politica italiana.
 
Tutto questo va anche bene, per carità, ma chi si presenta come il rinnovatore ultimo, il moralizzatore definitivo, il castigatore dei costumi altrui, potrebbe anche fare un piccolo sforzo di fantasia per evitare questi atteggiamenti con scritto “vecchia politica” da tutte le parti.

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