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L’ideologia tirannica tedesca provoca la collera greca

Quello che va in scena a Bruxelles è ormai un copione logoro eppure inesorabile. La vivacità dello scambio dialettico fra il presidente francese, François Hollande e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è stata presto sopita dal lavorìo della burocrazia dell´Unione. L´Italia, nel confronto fra due posizioni entrambe discutibili ma in ogni caso nitide, ha scelto la mediazione privilegiando la linea di Hollande.
Meglio questo che niente, si dirà. L´amaro in bocca però c´è ed è forte. Il lavoro del Consiglio europeo comunica un senso frustrante di impotenza: è come se i governi (eletti dai popoli) nulla possano contro decisioni già prese e comunque irreversibili. È il famoso piano inclinato. Sempre meno orizzontale e sempre più verticale.
 
La situazione sociale (nell´Eurozona più che in Europa) si fa sempre più grave e nel breve periodo, nonostante i segnali della finanza siano incoraggianti, è destinata a peggiorare.
Ad Atene la protesta non ha risparmiato una vita umana. Sembra quasi un remake di quella collera che a un certo punto ha infiammato l´Egitto e la Tunisia. Lì c´erano due dittature, qui in Europa la tirannia non è in una persona ma in un’ideologia impalpabile e impolitica.
 
Serve, e presto, una inversione di rotta. Il fioretto non basta, caro premier Mario Monti. Dobbiamo far esplodere il conflitto delle idee per arrivare poi alle soluzioni. Dobbiamo dire qual è la nostra posizione e la nostra idea di Italia, di Europa. Non possiamo vagheggiare. Dobbiamo parlare chiaro al Paese così come ai partner europei. Tutto il tempo che ci si prende è tempo perso. E il tempo, ci dice il cadavere ad Atene, sta pericolosamente terminando.
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