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Nel credito realtà e contabilità spesso non coincidono

La lettura attraverso i bilanci bancari delle performance sperimentate dagli intermediari creditizi nel corso di una crisi complessa come quella attuale è di per sé estremamente complessa. Specialmente se effettuata attraverso il confronto fra due istantanee scattate a distanza di sei anni, poiché rischia così di fornire una visione quanto mai parziale del percorso durissimo cui è stato sottoposto il sistema bancario italiano e le Banche popolari in particolare.
Nell’arco di 70 mesi siamo passati da un incremento del Pil del 2% a una crisi finanziaria ed economica che ha mostrato i primi segni nell’autunno del 2007 fino ad arrivare nell’anno successivo al crack Lehman, che annunciava l’intenzione di avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense. Un fatto senza precedenti. Da quel momento è seguita un’escalation di avvenimenti che hanno messo in movimento una crisi dell’economia reale comparabile nella storia solo a quella del ’29.
In uno scenario così complesso si inserisce l’attività del Credito Popolare con la conseguente e incessante difesa dell’economia reale colpita da una morsa recessiva troppo forte che stenta ad allentarsi. Le valutazioni contabili sulle Popolari che toccano diversi aspetti dell’operatività bancaria meritano, pertanto, un opportuno approfondimento per meglio comprendere lo spessore e l’entità del contributo dato nel fronteggiare con tutte le risorse a disposizione l’attuale crisi.
Riguardo l’aspetto della patrimonializzazione, i dati sull’andamento del Tier1Ratio presentano una maggiore capitalizzazione media del sistema a fine 2011 (10%) rispetto alle Popolari (8,7%). Se però osserviamo la situazione a giugno 2012 possiamo rilevare che il rafforzamento delle Popolari è proseguito positivamente giungendo, già a quella data, a un valore medio ben superiore a quello minimo richiesto a fini di adeguatezza patrimoniale, che ha permesso loro di raggiungere e superare quota 10%.
Se, inoltre, valutiamo la crescita del Patrimonio di vigilanza nel periodo 2005-2011 osserviamo che l’incremento di tale aggregato per le Popolari è stato di circa l’80%, da 28.125 milioni di euro a 50.645 milioni; mentre per il sistema è stato ben inferiore, pari al 36,5% (da 174.552 milioni di euro a 238.253 milioni).
La ragione di tale dinamica è da ricercare nella crescita per via esterna attuata dalle Popolari nel decennio 1995-2005, connessa a un processo di razionalizzazione e consolidamento di sistema, che ha assorbito una quota rilevante del patrimonio libero delle banche del settore. Ne è seguito, tuttavia, uno sforzo rilevante e importante di ricapitalizzazione reso urgente dai nuovi parametri più stringenti di adeguatezza patrimoniale introdotti con Basilea 3.
Quanto all’aspetto rischiosità le valutazioni sulle dinamiche riferite al settore delle Popolari possono apparire parziali e per certi versi anche discutibili. Stando ai dati riportati nell’ultima Relazione della Banca d’Italia di maggio 2012 sull’andamento degli impieghi a clientela e delle sofferenze per banche S.p.A. e Popolari nel periodo 2008 (inizio della crisi)–2011, riscontriamo che la variazione complessiva dei crediti è stata appena del 4,15% per le banche S.p.a. contro una variazione di oltre il 102% per gli impieghi a clientela ordinaria delle Popolari.
Le relative sofferenze – ovvero la componente più significativa dei crediti non in bonis ai fini dell’analisi sulla rischiosità – sono effettivamente cresciute di più per le Popolari, ma il rapporto sofferenze/impieghi a fine 2011 rileva comunque una problematicità ben inferiore per le Popolari rispetto alle banche S.p.A., con valori rispettivamente pari al 4,62 e 5,94%, mostrando una migliore capacità di allocazione del credito, come è dimostrato da un differenziale di oltre un punto percentuale.
Tali dati evidenziano, al contrario di alcune parziali analisi contabili recentemente circolate, una tenuta sostanziale e una capacità di resilienza delle Banche Popolari che hanno permesso di evitare il totale blocco dell’economia reale nei territori, senza che fosse mai staccata la spina del credito, facendo così emergere una prossimità concreta verso le famiglie e le categorie più deboli. ù
Giuseppe De Lucia Lumeno è segretario generale Associazione nazionale fra le banche popolari.

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