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Perché Cameron minaccia il veto sul bilancio Ue

Il primo ministro britannico, David Cameron, ha minacciato porre il veto sull’approvazione del nuovo bilancio comunitario 2014-2020 che la Ue si appresta a negoziare.
 
Alla base delle sue dichiarazioni, rilasciate durante il congresso annuale del partito conservatore a Birmingham, ci sarebbe principalmente la necessità di alleggerire le dure critiche che l’opposizione riserva in patria al governo, reo di non essere in grado di proporre ricette valide per contrastare la crisi economico-finanziaria che colpisce anche il Regno Unito.
 
Da qui la volontà del primo ministro tory di cavalcare il risentimento antieuropeo che da sempre caratterizza parte dell’opinione pubblica d’Oltremanica, per riguadagnare consensi sullo scricchiolante terreno della politica interna.
 
Cameron, dopo aver ricordato la mancata adesione della Gran Bretagna al Fiscal Compact, – unico tra gli 23 Stati a non firmare la revisione del Trattato Ue – ha tuonato contro un bilancio che ritiene “non compatibile agli interessi del Regno Unito”.
 
Il premier britannico si oppone così alla proposta della Commissione Europea di aumentare la spesa di Bruxelles dell’11%, che per la Gran Bretagna vorrebbe dire un aumento dei pagamenti Ue per circa 1,4 miliardi di sterline.
 
Un’opposizione, quella di Cameron, che trova sponde anche in Francia e Germania, entrambe intenzionate a chiedere alla Commissione aumenti di spesa meno consistenti.
 
“Sarebbe scioccante – ha aggiunto il premier britannico alla BBC – vedere forti aumenti mentre abbiamo bisogno di fare tagli sul bilancio nazionale” – annunciando subito dopo un nuovo taglio alle spese per il welfare, necessario per non sforare ulteriormente il tetto deficit/pil preannunciato, già oltre la quota record dell’11 %.
Cameron ha proposto poi la presenza di due bilanci separati, che vedano distinti i 17 Paesi che aderiscono alla zona euro dai restanti 10, tra i quali il Regno Unito.
 
Una proposta che farà discutere e che rilancia il tema del ruolo nella Ue della Gran Bretagna, troppo spesso accusata di isolazionismo, e quelli ancora più delicati del futuro della moneta unica, di una Unione a due velocità e della costruzione di una vera Europa politica.
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