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Se Google non balla più la samba

La cordata degli editori di molti Paesi contro Google sembra fare sul serio. Il gesto più estremo è arrivato dal Brasile. L’Associazione Nazionale dei Giornali brasiliani, ha iniziato a raccomandare ai propri membri di “sottrarsi” da Google News (operazione possibile in totale autonomia con una piccola modifica al proprio sito Web), perché il motore di ricerca più famoso al mondo si era rifiutato di versare un compenso per le notizie utilizzate. Il risultato? Sono già 145 le testate brasiliane, pari al 90% del totale, ad aver deciso di abbandonare il colosso di mountain View. “Google News beneficia commercialmente di contenuti di qualità e si oppone a qualsiasi forma di remunerazione. Rimanere su Google non ci aumentava la visibilità online ma, al contrario, mostrare le prime righe dei nostri articoli riduceva la probabilità che i lettori andassero a leggere l´articolo completo”, ha detto il presidente dell´Anj, Carlos Fernando Lindenberg.
 
Ma prima erano arrivati i tedeschi con un disegno di legge del Consiglio dei Ministri datato 29 agosto e voluto fortemente dai grandi gruppi della stampa tedesca. Poi i francesi. Il sindacato della stampa quotidiana nazionale, che rappresenta gli editori dei quotidiani francesi, è stato il secondo ad esigere da Google un pagamento per i diritti di autore degli articoli reindirizzati sulla piattaforma delle news. Ma Mountain View non si è intimorita e ha minacciato di eliminare i siti francesi di notizie dai propri risultati di ricerca.
 
Come andrà a finire?, si chiede Carlo Formenti sul Corriere della Sera. La minaccia ai media francesi, oltre a non essere credibile, potrebbe trasformarsi in un boomerang: “Se un numero crescente di editori di tutto il mondo dovesse decidere di fare esodo dalla piattaforma di Mountain View, a subire il danno maggiore sarebbe proprio il motore di ricerca”. Visti i guai in cui si è cacciata recentemente Google, scatenare una guerra con gli editori non è il modo migliore per venirne a capo: “Non va dimenticato – aggiunge Formenti – che Google è sotto il tiro delle autorità antitrust di molti Paesi, a causa della sua posizione dominante nel settore della ricerca”.
 
Poi una possibile risoluzione del conflitto: “È probabile che si finisca per arrivare a una qualche mediazione, come la definizione di un compenso forfettario da versare agli editori”, conclude l’esperto del Corriere.
 
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