Nei giorni scorsi un´interessante inchiesta del quotidiano La Repubblica, dal titolo emblematico “La Casta dello Sport” (scritta a più mani), ha portato agli onori della cronaca una serie di numeri che potrebbero generare (si spera) una serie di cambiamenti strutturali all´interno del CONI (oggetto dell´inchiesta) e del mondo dello sport più in generale.
La prima domanda da farsi è: ha ancora senso nel 2012 parlare di CONI, come struttura centrale per il governo dello sport?
Ho cercato, credetemi, di rispondere affermativamente a questa domanda, ma non vi sono riuscito. La ragione è semplice. Che senso ha continuare a tenere in vita il CONI se tanto di oltre 428 milioni di euro, ben 408,9 milioni arrivano dalla “longa mano” del MinTesoro (246 milioni di questi, a cascata, vengono redistribuiti tra le federazioni riconosciute dallo stesso CONI)?
Si parla tanto di autonomia dello sport dal mondo della politica, ma come si fa a sostenere questa tesi se oltre il 90% del denaro che serve a gestire la macchina dello sport in Italia arriva esclusivamente dalla mano pubblica?. Tra l´altro, è bene ricordarlo, perchè al palazzo “H” del CONI l´hanno dimenticato da tempo, questi 408,9 milioni di euro, a loro volta, sono “frutto” del sacrificio, in termini di tasse, di tutti i cittadini italiani. Ogni giorno una quota parte anche minima dello stipendio dei dirigenti/dipendenti CONI è pagato percentualmente dai 60 milioni di italiani che risiedono e lavorano in questo Paese. Può sembrare una banalità ma non lo è, soprattutto quando si parla di etica e di rispetto nell´utilizzo del “denaro pubblico”.
E allora la domanda successiva non può essere che la seguente: se il CONI riceve oltre il 90% dallo Stato, perchè non può nascere finalmente in Italia un Ministero dello Sport “forte”, che avrebbe nel CONI solo il “braccio operativo”, delegandolo esclusivamente all´organizzazione e gestione del quadriennio olimpico? Non capisco il bisogno di creare una filiera così lunga (lo Stato che eroga denaro a una struttura secondaria, il CONI, quando potrebbe gestire la “cassa” alla fonte direttamente).
Semmai dovrebbero essere potenziati i fondi a favore degli enti di promozione sportiva, che, ormai, sono gli unici che fanno sul territorio quella promozione dell´attività sportiva di base, che è molto più importante (soprattutto se analizziamo il contesto sportivo a livello giovanile) di quella agonistica. Per essere ancora più chiari preferisco pensare a un Paese come meno medaglie olimpiche, ma con più bambini e giovani che fanno quotidianamente sport per star bene fisicamente e psicologicamente.
In tempi di “spending review” è necessario iniziare a fare una riflessione seria su quello che deve essere il presente/futuro del CONI, perchè l´analisi di come viene speso il denaro pubblico non può prescindere da questo e il CONI non è una “fortezza” che può rimanere immune da tutto ciò che stiamo vedendo in questi ultimi anni nel Paese, soprattutto in un momento di crisi economica come quella attuale. Se ciò non dovesse avvenire inizierei a pensare che anche il governo Monti (che ha già dato un giudizio del CONI, suo malgrado, bocciando la candidatura di ROMA2020) non è così innovatore o forte come vuole farci credere.
Sul tema torneremo a parlarne nelle prossime settimane, perché anche le federazioni sportive che dipendono dal CONI dovrebbero essere velocemente riformate (in quanto non sono gestite nella media dei casi come delle vere e proprie aziende) e gli “sprechi” da eliminare potrebbero generare nuovi flussi di entrata per lo stesso Stato.