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Virtù e manie dell’italiano smanettone secondo il Censis

Benvenuti nell´era biomediatica, nella quale il telecomando per la vita è lo smart phone; il lessico sono i social network; la bibbia è Internet; i dati personali sono merce di scambio; il diritto all´oblio è un miraggio.
 
Ai media cosiddetti tradizionali, in questa giungla mediatica in continua metamorfosi, non resta che riposizionarsi, come consiglia Giuseppe De Rita agli addetti ai lavori che hanno partecipato alla presentazione del Decimo rapporto sulla comunicazione realizzato dall´Istituto di ricerche da lui guidato, il Censis. Il riposizionamento e l´integrazione con Internet sono obbligatori se non si vuole soccombere.
 
Secondo il Rapporto, nell´ultimo anno i quotidiani hanno registrato un calo di lettori del 2,3% (li leggeva il 67% degli italiani 5 anni fa, oggi solo il 45,5%); le testate on-line contano invece il 2,1% di contatti in più, -1% i settimanali, +1% i mensili, -6,5% l`editoria libraria. In questo scenario, vengono sacrificati anche i cari, vecchi libri di carta. Meno della metà degli italiani legge almeno un libro all´anno (il 49,7%), anche se si segnala un +1% per gli e-book. Non la pensa così l´ad di Mondadori, Maurizio Costa, secondo il quale le prospettive evidenziate dal Rapporto sul mercato dei libri sono eccessivamente pessimistiche.
 
Tra i nuovi media, Internet è il mezzo con il massimo tasso di incremento dell`utenza tra il 2011 e il 2012 (+9%). Il trend positivo fa da traino anche alla raccolta pubblicitaria sul web: +12,3% nel 2011 rispetto all’anno precedente.
In questo quadro, con i portali web d`informazione generica utilizzati ormai da un terzo degli italiani, il rischio che lancia il Censis è il conformismo, come risultato dell`autoreferenzialità dell`accesso alle fonti d`informazione e della tendenza a personalizzare i contenuti.
 
Capitolo a parte merita il trattamento dei dati su Internet, vera e propria merce di scambio tra colossi della rete e aziende. Nella nuova economia 2.0, i dati sono il segreto per accumulare ricchezza. Secondo il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, noi esistiamo in diverse banche dati, che se riunite possono ricostruire un nostro preciso profilo. Un pericolo che per il sociologo De Rita vale l´espressione: “Voglio il diritto all´oblio!”.
 
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