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Che gran trambusto sul budget dell´Ue

Via libera dell´Unione al fondo europeo di 670 milioni di euro da destinare alla ricostruzione delle zone terremotate lo scorso maggio in Emilia Romagna. L´atteso trasferimento, passato con un voto a maggioranza qualificata su proposta della presidenza cipriota durante l´ultimo Ecofin, era stato usato nelle scorse settimane come “arma” per forzare su alcune divergenze in tema di bilancio. Tanti rimangono i nodi da sciogliere: primo fra tutti il trasferimento all´Unione circa 9 miliardi di euro necessari per rettificare e chiudere il bilancio 2012. Sul tema, com´è noto, c´è il veto di alcuni Stati membri come il Regno Unito, che nelle scorse settimane ha più volte minacciato di mettere i bastoni fra le ruote se non fosse passata una linea che veda diminuire i trasferimenti verso l´Unione. Prospettiva, questa, sulla quale c´è tutt´altro che unanimità di vedute e che sta generando tensioni non di poco conto.

La battaglia sul budget Si complica il negoziato che vede in queste ore impegnati i vertici dell´Unione europea e gli Stati membri nella definizione del budget 2013 e nella pianificazione pluriennale 2014-2020. Salta il comitato di conciliazione tra Consiglio e Parlamento europeo dal momento che come ha sottolineato il presidente dell´assemblea, Martin Schultz i parlamentari si sono rifiutati di discutere del prossimo bilancio senza aver trovato prima un accordo sull´iniezione di nuove risorse per saldare le fatture non pagate nel 2012. Un semplice rinvio, dunque, ma che complica ulteriormente un passaggio cruciale per il buon funzionamento dell´istituzione.

L´opinione del premier Monti “Esprimo la soddisfazione del governo italiano – ha detto Mario Monti durante una conferenza stampa al termine dell´incontro a Palazzo Chigi con il premier britannico David Cameron – per il via libera definitivo ai fondi Ue per il terremoto in Emilia. È un tema sul quale ci siamo intensamente adoperati perché era giusto e doveroso che il risultato fosse confermato”. Con Cameron – ha aggiunto il Presidente del Consiglio soffermandosi sulle divergenze in tema di budget comunitario – “condividiamo l’idea che il futuro bilancio dell’unione europea sia orientato alla crescita, al futuro e non alla conservazione passato. Siamo meno convinti di una consistente riduzione del bilancio europeo proprio in un’ottica di efficienza. Pur facendo grandissima attenzione al controllo della spesa – ha aggiunto – ci sembra naturale che l’Unione debba essere dotata di risorse adeguate”.   Cosa accadrà Se entro la mezzanotte di oggi non si troverà un accordo – epilogo ormai scontato visto che molti rappresentanti hanno già lasciato Bruxelles – la discussione verrà rimandata al prossimo summit del 20 novembre. Nel caso anche dopo quella data non si riuscisse a trovare un punto di incontro, si arriverebbe al cosiddetto “esercizio provvisorio”, attraverso il quale le risorse comunitarie verrebbero divise in dodici mensilità e spese senza la possibilità di una reale programmazione.

Grande sarebbe il danno economico, ma anche quello di immagine: la Commissione non sarà più in grado di pagare per quest´anno progetti come Erasmus (90 milioni), Spazio europeo di libertà e sicurezza (78 milioni), Settimo programma quadro della ricerca (344 milioni), Lifelong Learning programme (180 milioni), Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (17,7 milioni) e Galileo (4,8 milioni) e programmi più cospicui come il Fondo sociale europeo (3 miliardi), Fondo di sviluppo regionale (2,7 miliardi) e Fondo di coesione (1,3 miliardi). Resterebbe in ogni caso l´incognita delle fatture non pagate per circa 9 miliardi di euro. Se non saldate produrrebbero sanzioni che, paradossalmente, dovranno essere pagate proprio da quegli stati membri che ora si oppongono alla rettifica di bilancio. La realtà è che in gioco c´è molto di più che una divergenza apparentemente limitata al tema della spesa. All´orizzonte c´è la costruzione ormai inevitabile di un´Europa politica, che se da un lato ha molti sponsor, dall´altro è osteggiata sia da noti che da insospettabili detrattori.

Michele Pierri

@michelepierri

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