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Climate change? No problem (per la Cia)

La Cia, l´agenzia di spionaggio statunitense, ha deciso di chiudere il Climate Change Office, il proprio reparto diretto al controllo del cambiamento climatico. I motivi e i retroscena   La Cia, l’agenzia di spionaggio statunitense, ha deciso di chiudere il Climate Change Office, il proprio reparto diretto al controllo del cambiamento climatico. L’ufficio, aperto nel 2009 per il monitoraggio del mutamento del clima, aveva l’incarico di osservare le fasi del riscaldamento globale, ma anche le precipitazioni, le temperature degli oceani, la distribuzione e lo sviluppo delle piante, e ne studiava i legami con le minacce alla sicurezza.

La Cia non ha precisato se la chiusura dell’ufficio sia stata decisa da limitazioni di budget o da altre pressioni politiche. “La Cia ha studiato per anni le variazioni climatiche per la sicurezza nazionale”, ha affermato Todd Ebitz, portavoce dell’agenzia, sul sito del New York Times, aggiungendo che “questo lavoro continuerà ad essere portato avanti da una squadra dedicata in un nuovo ufficio che esaminerà le questioni economiche ed energetiche che hanno ripercussioni sulla sicurezza nazionale americana”. “La missione e le risorse destinate saranno fondamentalmente le stesse”, ha sottolineato Ebitz.

Contro la creazione dell’ufficio si erano schierati diversi esponenti repubblicani, convinti che rappresentasse uno spreco di denaro e una distrazione dal principale obiettivo dell’agenzia, ossia il terrorismo e altre minacce immediate. Il più critico era stato il senatore John Barrasso, del Wyoming, che ha così commentato la decisione: “Chiudere il Climate Change Center è stata una decisione corretta. E’ importante per la Cia puntare le proprie risorse per prevenire il terrorismo e proteggere gli americani”.

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