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Donne vescovo? In Africa sì. In Inghilterra no

La Chiesa anglicana del Sudafrica ha consacrato il suo primo vescovo donna del continente africano: Ellinah Wamukoya, 61 anni, servirà come vescovo nel piccolo regno conservatore dello Swaziland. “Abbiamo compiuto questo passo, e ci auguriamo che la Chiesa d’Inghilterra con la ‘velocità di Dio’ deliberi questa settimana”, ha dichiarato l’arcivescovado anglicano di Città del capo.   Ma non è stato proprio così. La nomina di Wamukoya è avvenuta poco prima che la Chiesa d’Inghilterra affrontasse una delle sue sfide più grandi degli ultimi 20 anni: il voto sull’ordinazione delle donne vescovo, questione che divide da anni gli anglicani. La Chiesa anglicana d’Inghilterra ha già approvato l’ordinazione delle donne-prete nel 1992 e queste ad oggi costituiscono circa un terzo degli effettivi. Ma il Sinodo generale ha detto no all’ordinazione delle donne vescovo. L’esito del voto è stato incerto fino all’ultimo momento, con un testa a testa tra favorevoli e contrari e un dibattito che si è protratto fino a poco prima della votazione. Per essere approvata, la riforma necessitava di una maggioranza di due terzi in ognuna delle tre assemblee del Sinodo, precisa la Bbc. Il voto si è concluso con 44 voti a favore e tre contrari fra i vescovi, 148 a favore e 45 contrari tra il clero, 132 a favore e 74 contrari fra i laici.

Il neo Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, appena nominato, il 9 novembre, si era detto favorevole all’ordinazione delle donne vescovo. “Voterò a favore e unirò la mia voce alle tante altre che premono sul Sinodo perché si attui il cambiamento”, aveva dichiarato in una conferenza stampa a Londra in occasione della sua nomina. Il progetto, oltre che dall’attuale arcivescovo, era stato difeso anche dal suo predecessore, l’arcivescovo Rowan Williams, ancora in carica fino a dicembre. “I tempi non sono maturi – dice Graham James, vescovo di Norwich – ma le cose sono destinate a cambiare: “Ci sono segnali di consapevolezza della maggior parte del Sinodo e questo permetterà al provvedimento di andare avanti: la mia speranza è che non succeda tra molti anni”. E la delusione traspare anche dalle parole del reverendo Sally Hitchiner: “Non ci arrenderemo, il nostro movimento continuerà, devono passare tre anni prima che possiamo avanzare, ma siamo molto fiduciosi”.

 

 

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