Nessuna autorizzazione per insediamenti abitativi e produttivi in zone vulnerabili e, dove già esistono, approntare misure per la loro protezione e delocalizzazione, adeguando in particolare “le infrastrutture per la gestione delle acque”. E’ quanto prevede il piano per la messa in sicurezza del territorio che il ministro dell’Ambiente Corrado Clini presenterà al Cipe nei prossimi giorni.
Il piano, spiega il ministro in una intervista a Il Messaggero, è richiesto dalla Ue che vuole che gli stati membri adottino entro il 2012 il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. “Le nostre fognature – spiega Clini – e i nostri invasi sono tarati su un regime di piogge che è quello della seconda metà del secolo scorso, molto diverso da quello attuale”. Questo significa che bisognerà “ampliare o creare dei sistemi di laminazione della piena per ridurre l’impatto delle grandi piogge. Poi bisognerà fare canali scolmatori più ampi e creare invasi”. La Commissione europea “dovrà darci al più presto una risposta” autorizzando la deroga al rispetto del vincolo del patto di stabilità.
Per i prossimi 15 anni, secondo le stime del rapporto del ministero dell’Ambiente che risalgono a due anni fa, il nostro paese avrà bisogno di 40 miliardi nei prossimi 15 anni per la gestione del territorio.