Caro direttore,
gli esponenti della politica e della cultura italiana farebbero bene a leggere non superficialmente l’editoriale di Ezio Mauro. Il direttore di Repubblica ha scelto di commentare le manifestazioni che l’altro giorno hanno movimentato le piazze di mezza Europa. Chiarendo il rifiuto della violenza e la condanna nei confronti dei violenti, Mauro è andato a cogliere il punto della questione.
La polemica quotidiana sugli scontri con la polizia ha prevalso sull’analisi di merito rispetto al disagio di un pezzo sempre più largo della società. Se guardassimo un po’ alla stampa internazionale ci renderemmo conto che un incendio sociale si sta propagando nell’Europa mediterranea. In Italia la situazione appare ancora relativamente serena ma i segnali di difficoltà vanno facendosi ogni giorno più chiari e più forti. È attorno a questo dato che muove il ragionamento di Ezio Mauro, che parte da lontano per misurarsi su una prospettiva di non short-term. Anzitutto, il direttore di Repubblica da atto all’Europa e all’Italia di aver governato per mezzo secolo con saggezza e capacità. Non si spinge a citare esplicitamente l’esperienza della Democrazia Cristiana ma il riferimento è chiarissimo. Quel periodo particolare e unico che è stato la Prima repubblica – con la Dc, il Pci e i “vecchi partiti” – ha avuto il merito storico, ora riconosciuto dagli allora antagonisti, di costruire un sistema istituzionale capace di reggere le istanze di una crescita che ha saputo unire il Paese con un grado di equità più che soddisfacente. Con tutti i limiti e tutte le contraddizioni, quel modello di economia sociale è stato capace di offrire una risposta efficace alla società di quel tempo. E ora?
Mauro coglie l’incapacità a immaginare uno sforzo altrettanto poderoso per offrire uno scenario di coesione sociale. La crisi finanziaria e quella culturale e politica hanno reso le famiglie più misere e i giovani più aridi nelle loro prospettive. La diseguaglianza non è mai stata così grande come lo è adesso. Vale per l’Italia, vale per un pezzo (crescente) di Europa. Da questo buio tunnel si può uscire solo con una ritrovata capacità di regolare i processi. Questo può avvenire solo per via politica. Il direttore di Repubblica esprime un giudizio drastico sulla visione neoliberista ma prende atto che a sinistra la capacità elaborativa sin qui mostrata appare insufficiente. Va ripensata un’idea di società. È il tema che pone a suoi lettori Ezio Mauro ma è, non casualmente, l’argomento che affronta il mercatista The Economist che al “True Progressism” ha dedicato una copertina poche settimane fa. Il Financial Times oggi ospita un corsivo dal titolo “Se Marx fosse vivo, oggi sarebbe un banchiere“: la provocazione non sarebbe comprensibile se non in questo contesto culturale che cerca di riscoprire le radici e le prospettive della politica.
Un altro pezzo del ragionamento passa dalla riproposizione (ad opera di Carmine Donzelli) degli scritti di Gramsci dedicati a Machiavelli. Sono tutte tessere dello stesso mosaico. La sfida che lancia Ezio Mauro è questa: è rivolta alla sinistra, ma non solo. Sarebbe bello e opportuno discuterne senza pregiudizi, riprendendo la passione di confrontarsi su un futuro che non è ancora perduto. Post scriptum: chiunque volesse approfondire il tema e provare a comprendere le sfacettature di una crisi che ha determinato una condizione di “latenza”, segnaliamo l’imperdibile intervista di Giuseppe De Rita ad Avvenire.