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Gli infiltrati

“Buona parte dei dirigenti “nominati” del mio partito se la sta facendo sotto temendo che una rinnovata accoppiata fra me e te metterebbe fuori automaticamente i riciclati, che pure si sono infilati nell’Italia dei Valori”.
 
E´ solo un passaggio della lettera indirizzata da Di Pietro a Beppe Grillo, tra i quali sembra essere rifiorita una corrispondenza di amorosi sensi, tra candidature al Quirinale, lodi ai militanti e ipotesi più o meno esplicite di fare fronte comune. E il tutto, scrive Tonino, a dispetto del fatto che “in fondo, io e te non ci siamo nemmeno sentiti, né parlati in questi giorni”, e si lascia intendere che chi dovesse pensare allo zampino di Casaleggio, per anni consulente di Di Pietro, o è un ladro o è una spia.
 
Ma insomma, al di là del chi e perché ha detto cosa, e delle ipotesi di un´Italia MoVimentata dalle 5 Stelle dei Valori alle prossime elezioni, e dei tentativi di uno di intestarsi i voti dell´altro e dell´altro di salvarsi con il sostegno di uno, fa strano sentire Di Pietro rivoltarsi contro i suoi dirigenti, definendoli infiltrati, con termine e atteggiamento storicamente berlusconiani. Come se non avesse sempre deciso tutto e soltanto lui, dirigenti, candidati, parlamentari e consiglieri locali, inclusi amici e parenti.
 
I tanti scilipoti che da anni sguazzano dentro Italia dei Valori non sono accidenti capitati per caso o guai passati, non sono frutto di una qualche selezione della classe dirigente sfuggita al capo. Sono scelte di Tonino, che ora farebbe bene a evitare un altro cliché della recente destra italiana: non assumersi le proprie responsabilità e scaricare le colpe sul primo che passa, meglio se additandolo come infiltrato.


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