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I marchi italiani che allettano il Qatar

Quello del 2012 è un autunno che porta la firma del Qatar. Si aspetta il primo colpo da parte degli investitori arabi, ma ormai è chiaro che il mirino degli uomini dell’emiro di Hamad bin Khalifa Al Thani è puntato sul lusso made in Italy.

Nella lista delle possibili prede, via via che si sono moltiplicate le indiscrezioni, sono finite tutte le griffe più note, e non solo quelle dichiaratamente alla ricerca di un cavaliere bianco. Ora, mentre la cavalleria araba è alle porte, è probabile che il dossier si possa arricchire. Sul campo c’è una lista di aziende in cui i private equity cercano di uscire. Secondo Pambianco Strategie di Impresa, ci sono circa una ventina di realtà italiane che operano nella moda e nel design in cui sono presenti i fondi, e in diversi casi sono dentro da 3-5 anni (quindi alla ricerca di una way out).
Inoltre, tra i potenziali target potrebbero esserci le società che stanno inseguendo la Borsa, per le quali è presumibile una certa propensione all’allargamento della base azionaria. In questo ambito ci sono quelle che fanno parte del progetto Elite di Borsa Italiana (Harmont&Blaine, Light Force, Peuterey, Pianoforte Holding, Braccialini, Zeis Excelsa e Miniconf). Ma anche le cosiddette “quotabili”, ovvero quelle aziende che, secondo l’annuale ricerca condotta da Pambianco che sarà diffusa la prossima settimana, possiedono le caratteristiche per essere quotate nell’arco di 3/5 anni.
L’autunno caldo del Qatar ha avuto un antefatto in estate. Il primo “scossone” è stato a luglio, quando l’emiro, con l’acquisizione di Valentino Fashion Group, fece un costoso regalo estivo da oltre 700 milioni di euro alla sua seconda moglie, fan della griffe. Poi, qualche mese dopo, sono iniziati i segnali che l’appetito di brand  di lusso non si era placato.

Le prime indiscrezioni parlavano di Versace cui, subito dopo, si è aggiunto il nome di Dolce & Gabbana.Nel Risiko sembra che siano poi entrati anche Pomellato e Missoni. Mentre la prima sarebbe alla ricerca di risorse per finanziare l’espansione internazionale, la seconda, ancora a gestione familiare, è tra le società spesso indicate come potenziali prede.
 Qatar Holding LLC (Qh), nel frattempo, ha firmato con il Fondo Strategico Italiano Spa (Fsi), la holding controllata dalla italiana Cassa depositi e prestiti, un accordo per la costituzione di una joint venture chiamata IQ Made in Italy Venture. Un’alleanza per cui si parla di una potenza di fuoco da due miliardi di euro, da investire in tutti i settori che rappresentano l’eccellenza italiana, dalla moda al design, dal food al lifestyle.

Inoltre, la corazzata araba, che è già proprietaria dei magazzini Harrod’s ed è primo azionista di Tiffanycon un avamposto anche in Lvmh, si è detta pronta a stanziare fin da subito un miliardo di euro per investimenti in Sardegna, a partire dalla Costa Smeralda: il piano prevede l’ ammodernamento degli alberghi storici della zona, ma anche la costruzione di quattro hotel nuovi di zecca per un totale di 400mila metri cubi. Come dire, l’avanzata araba è ormai partita. Ed è totale.

L’articolo completo si può leggere qui.


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