Voto al governo Monti: 7
Un anno fa prendeva le mosse il primo governo tecnico italiano del millennio. Il professor Monti afferrava finalmente la guida dell´esecutivo, per volontà di Napolitano e dei mercati, nel momento in cui la crisi di Berlusconi aveva raggiunto ormai nell´autunno del 2011 uno stato di narcolessia politica insopportabile. La principale ragione con cui giustifico la mia valutazione positiva alla sua gestione dello Stato è rintracciabile nella differenza stessa che separa fisicamente Palazzo Grazioli da Palazzo Chigi.
La prima sede, preferita dal leader del Pdl, era e resta una residenza privata, sebbene adibita a pubblici uffici; la seconda, invece, è ritornata a essere con Monti il luogo pubblico deputato a rappresentare il potere supremo della nazione. Un cambio di filosofia politica, prima ancora di essere un felice mutamento di stile. Già questo scarto simbolico dà carattere specifico al tenore qualitativo del nuovo gabinetto. Eppure la vera sostanza, ovviamente, non risiede in tali appariscenti predilezioni domestiche, ma nel primato del governare sul potere stesso di comando.
Monti ha, nel bene e nel male, amministrato la cosa pubblica, cosa di cui c´eravamo scordati completamente che si potesse e dovesse fare da almeno un ventennio di stabile e incontrastato mantenimento imperturbato del potere. Per Berlusconi, in definitiva, una legislatura non è altro che una pausa che separa due elezioni, mentre per Monti è un tempo legittimo in cui agire, prima della successiva, inevitabile verifica democratica. Certo, le scelte di quest´ultimo hanno trovato una corrispondenza un po´ antipatica, coincidendo con la nuova visione della sovranità, spostata ormai dalla dimensione nazionale a quella internazionale ed europea, senza dover far fronte, per altro, a esigenze elettorali simili a quelle che si proporranno, invece, perentoriamente il prossimo anno.
Comunque sia, il giudizio, anche da questo lato innegabilmente privilegiato e tecnocratico, non può e non deve cambiare. Bene Monti, bene il suo duro ed efficace lavoro. Ciò detto benché non tutti i dicasteri siano stati in grado di stare al passo del Premier. Ottimo Clini, bene Passera, bene Cancellieri. Molto meno Fornero, Terzi e Profumo. In conclusione, è lecito osservare che tra fare niente e fare tutto la distanza è infinita. Mentre fare qualcosa, viceversa, è sempre molto più che cominciare a fare: è dare una linea, una prospettiva, un´esortazione che domani sarà incarico di questa squadra o di un´altra adempiere, ma, comunque e sempre, nel segno di Monti. Opporsi, dunque, alla sua Agenda è possibile, forse doveroso per il benessere della democrazia, ma non è concesso scendere di livello. Mai più.