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Monti preannuncia una soave patrimoniale

Il governo intende introdurre nel nostro Paese una tassa sul patrimonio ma, ha assicurato il premier Mario Monti intervistato dal Financial Times, “non verrà introdotta notte tempo” e non dovrà “incentivare” l´allontanamento dei capitali con una tassa non equa. “Vorrei sdrammatizzare la questione della tassa patrimoniale, esiste in alcuni Paesi altamente capitalisti – ha detto – non verrà introdotta notte tempo in Italia, ci sono passi che stiamo verificando. Sì, vogliamo introdurre una tassa generalizzata sul patrimonio – ha proseguito Monti – ma non avendo gli strumenti non vorremmo incentivare un allontanamento dei capitali con un tassa non oculata”. “Il mio approccio è abbastanza laico – ha concluso – molto dipenderà da come funzionerà e da come verrà utilizzata”.

Restare?… Anche no “No”. Così il premier ha risposto alla domanda se gli piacerebbe rimanere a capo del prossimo governo. Rispondendo ad alcune domande, Monti ha così replicato a chi gli chiedeva se sia possibile che rimanga alla presidenza anche del prossimo governo: “Vedo che molte persone questo scenario riescono ad immaginarlo. Ad alcuni questo panorama piace, ad alcuni non piace”. Alla domanda se a lui piacerebbe rimanere premier ha replicato, appunto, con un netto “No”.

Sul debito italiano “Il debito dell´Italia si attesta intorno al 120% del Pil ed è aumentato molto meno rispetto alla media dell´area euro durante il periodo della crisi”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. Monti ha inoltre messo in rilievo come l´Italia sia uno tra i maggiori contribuenti per quanto riguarda gli “aiuti” ai Paesi in crisi come la Grecia. “La nostra parte è attorno a un quinto del totale dell´area euro. Siamo i terzi in termini di contributi a sostegno della Grecia dopo Germania e Francia e i primi se consideriamo che per Germania e Francia c´è un `reinnesto´ di questi fondi, considerato che le loro banche sono molto esposte verso la Grecia, a differenza degli istituti italiani”.

Spread a 150? Non sarebbe una panacea Prima del governo Monti lo spread tra i rendimenti di Btp e Bund decennali era oltre i 550 punti, ora è sui 350 punti. Se arrivasse a 150 punti sarebbe la panacea per i problemi dell´Italia? Alla domanda, il premier ha replicato: “Non sarebbe una panacea ma significherebbe una vita più semplice, ci faciliterebbe la vita non poco”. Monti, che ha auspicato una maggior stabilità del differenziale tra i tassi, si è però detto convinto che “non tornerà più il momento in cui lo spread è pari a zero per tutti” i Paesi dell´eurozona.

Crisi di governo scongiurata “C´è stato un momento in cui abbiamo visto una crescente opposizione all´idea secondo cui noi avremmo dovuto attenerci ai buoni propositi europei. Talvolta sono stato anche accusato di essere il servo sottomesso della cancelliera Merkel. In certi momenti siamo stati anche sul punto di arrivare a una crisi di questo governo”, ha rivelato ancora il Professore, spiegando che a mettere a rischio il governo sarebbero stati i parlamentari euroscettici. “Una crisi di governo – ha rilevato Monti – avrebbe significato abbandonare il fiscal compact, aumentare deficit e debito”.

Sui costi della politica “Per i cittadini nulla è abbastanza e questo lo capisco, ma noi dobbiamo essere sì molto duri ma non populisti”, ha detto.

La guerra contro l’evasione Gli interventi adottati dal Governo per la lotta all´evasione fiscale “potrebbero apparire misure di guerra e in realtà lo è – ha spiegato – Non può esserci una società civile che si basa sulla fiducia tra cittadini e Stato e viceversa senza un abbattimento dell´evasione fiscale”, ha aggiunto.

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