Così, in una piovosa domenica pomeriggio ancora in cerca di un perché, la solita anticipazione a rate della nuova fatica editoriale di Bruno Vespa ci ha consegnato una primizia fuori stagione, un Berlusconi ineditamente dedito a scusarsi. Anche se la scelta delle parole, quel “pensavo di” iniziale, quasi lascia presagire un “ma” che infici il tutto, o quantomeno fa apparire forzati quei titoli di giornali tutti all´indicativo presente.
Certo, non è che Berlusconi ipotizzi di scusarsi per quello che ha fatto, al più per quello che non è riuscito a fare, “non ce l´ho fatta, la crisi ha cancellato i nostri sforzi”. Che a rileggere le cronache degli ultimi anni, però, sembrano più che altro sforzi tesi a minimizzare o negare la crisi stessa, dai “ne siamo usciti prima e meglio degli altri” fino ai ristoranti e agli aerei pieni di un anno fa, una delle ultime gaffe dettate da palazzo Chigi.
Poi, a mitigare ulteriormente le proprie eventuali e ipotizzabili responsabilità, Berlusconi ricorda le preziose eredità del suo governo, “la disoccupazione al punto più basso degli ultimi vent´anni”, “la pace sociale”, i “38 miliardi in ammortizzatori sociali”, e già sembra di rivedere i terrificanti powerpoint consulenziali che illustravano le innumerevoli riforme epocali di cui pochi conservano già oggi memoria.
E quindi? Quindi, ovviamente, sta “ricevendo pressioni da tutti per restare in campo come padre fondatore del Movimento”. E l´uso del termine Movimento, con tanto di maiuscola, in questa fase storico-politica appare tutto fuorché casuale.