Una lista civica nazionale a sostegno di Mario Monti, per dare vita alla Terza Repubblica. È questo che è nato oggi nel corso dell’atteso convegno “Verso la Terza Repubblica”, con 6.500 persone accorse agli Studios di via Tiburtina, a Roma. “Andiamo in campo perché vogliamo dare un contributo al cambiamento”. Sul palco non solo Montezemolo.
Il discorso di Nesi
Prima di Montezemolo era intervenuto lo scrittore Edoardo Nesi, vincitore dello Strega 2011, che ha parlato di un inganno lungo vent’anni, ha descritto l’Italia come “un Paese umiliato, periferia dell’impero, dimentica della propria eccellenza”. Cosa si può fare e come, è la domanda che si è posto? E la risposta ha a che vedere con l’arte, la bellezza, il made in Italy, la cultura, tutti temi che poi sono tornati negli interventi successivi.
L´intervento di Olivero
A cominciare da quello di Andrea Olivero, presidente delle Acli, che ha messo al centro del suo intervento il tema della cittadinanza, di quei nuovi italiani a cominciare dai 900mila minori stranieri, due terzi dei quali nati in Italia che proprio nella cultura italiana trovano il loro senso di appartenenza e di identificazione. Le parole di Giannini O anche nelle parole di Stefania Giannini, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, che ha ricordato come “cultura e istruzione siano parte integrante dello sviluppo umano e civile e concarrono alla crescita anche economica”. Bisogna “recuperare una visione etica della bellezza ha aggiunto solo così la cultura potrà tornare a essere centrale, produttiva e non assistita”.
L´autonomismo di Dellai
Anche i temi delle autonomie territoriali e la questione settentrionale hanno trovato il loro posto nella discussione. Nelle parole del presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, secondo il quale serve “più autonomia responsabile, per la società e per i territori che si muovono con serietà” e un “controllo vero sulla spesa”, e a cui giudizio “il federalismo pasticciato e parolaio della Lega ha dato un’idea regressiva e antipatica del Nord, che poi oggi è più spaesato e povero di prima”. Temi simili a quelli riecheggiati nelle parole di Enrico Zanetti, che ha parlato di necessità di “coinvolgimento dei territori”, ma ha anche affermato che “non si tratta di fare ragioneria, ma riforme” e che “la lotta all’evasione e lotta alla corruzione sono due facce della stessa medaglia”.
Le economie di Tinagli
Argomenti simili a quelli che sono stati al centro anche dell’intervento dell’economista Irene Tinagli. Che ha avuto parole accorate nel ripetere che “il declino non è una strada inevitabile” e nello spiegare che “dietro ogni spreco c’è un’opportunità per investire dove necessario”. Poi la professoressa Tinagli ha affrontato la questione welfare, ricordando che negli altri Paesi si osservano “due trend, mantenimento del peso delle pensioni sul pil e aumento della spesa in salute, servizi alla persona, supporto al lavoro e sussidi di disoccupazione”, mentre “in Italia è avvenuto l’opposto”.
Il montiano Riccardi
A concludere la lunga convention è stato chiamato il ministro Andrea Riccardi. Che non ha potuto che iniziare da un excursus su un anno di governo Monti, nato in una fase di “drammatica congiuntura che ha messo a nudo la fragilità del sistema Italia”, grazie al “senso di responsabilità dei partiti” e soprattutto all’opera di Napolitano, “davvero un grande uomo di Stato”. Il ministro si è poi chiesto se questo governo debba essere considerato una parentesi, ed era chiaro che la sua risposta fosse no. “Ci siamo presi la responsabilità anche per quelli che ci hanno preceduto”, “non dico che abbiamo fatto bene tutto, ma abbiamo lottato contro un tempo troppo breve”. E quindi ” dovevamo essere una parentesi, siamo stati un inizio”.
La ricostruzione governativa
La parola chiave, per Riccardi, è “ricostruire”. E per fortuna “La ricostruzione è già cominciata, il governo Monti ha dimostrato che è possibile governare l’Italia per uscire dall’emergenza”, anche perché “l’Italia ha risorse e ha possibilità, ha smentito il pessimismo internazionale e soprattutto il nostro pessimismo”. “C’è speranza e responsabilità verso questo momento”, ha concluso, viviamo “un’occasione unica, direi irripetibile”. Per i 6.500 degli Studios un’occasione da non perdere e un’esperienza da proseguire, stavolta con un forte sostegno elettorale e popolare.