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Et voilà i dipinti di Soulages in arrivo a Roma

E’ una delle realtà culturali più vivaci di Roma, l’Accademia di Francia, che ha sede a villa Medici. Dal 2 marzo al 16 giugno del prossimo anno l’istituzione culturale francese ospiterà la mostra “Soulages XXI secolo”, prima importante retrospettiva in Italia dedicata al più grande pittore francese vivente, Pierre Soulages, mettendo in mostra un’ampia selezione di dipinti su tela e su carta creati a partire dal 2000. A più di 92 anni, infatti, egli continua ad indagare in profondità le possibilità della pittura astratta, esplorandone le nuove vie con una concezione dell’arte meticolosa che lo ha forgiato sin dall’inizio della sua attività.

Dalle pitture a catrame su vetro datate 1948 Soulages dimostra che la pittura, ancor più del colore, può essere il modo per valorizzare luce e spazio. Non a caso negli anni ’50 ha mantenuto un dialogo fecondo e amichevole con artisti come Mark Rothko e Lucio Fontana. A partire dal periodo degli outrenoirs iniziato nel 1979 (oltreneri, ovvero l’idea di utilizzare il nero per rivelare e organizzare la luce), Soulages presenta ogni sfumatura di colore e tutta la luce attraverso le sole risorse del nero, diffuse su tutta la tela, ma diversificate dagli effetti della superficie. Tra il 1999 e il 2000, dopo alcuni anni di interruzione, riprende a dipingere su tela, adottando una nuova tecnica caratterizzata dall’apertura alle sperimentazioni più svariate. Nella volontà di affermare quello che fino allora esisteva solo marginalmente, crea una serie di opere su cui lavorerà per dieci anni: dipinti con presenze di bianco, sovrapposizioni di superfici lisce e in rilievo, dipinti con segni isolati e moltiplicati, pitture con collage, pitture basate sulle diverse tonalità di nero. L’opera di Soulages è presente nelle mostre e nelle collezioni dei più importanti musei del mondo e il suo lavoro lo ha consacrato come il più grande artista francese contemporaneo. È del 2009 l’importante retrospettiva che gli ha dedicato il Centre Pompidou di Parigi esposta poi al Museo Ciudad de Mexico e al Martin Gropius Bau di Berlino (2010).

Scrive Éric De Chassey nel testo del catalogo: Si è presa l’abitudine di considerare Pierre Soulages come uno degli ultimi “grandi artisti classici”. È vero che la sua pittura è occasionalmente caratterizzata dall’equilibrio, dall’armonia e da una forma di perfezione che producono in colui che la guarda un sentimento di serenità e di pienezza, sentimento che è la cifra del classicismo, se non di un certo atticismo. E prosegue: Né il classicismo né il legame a una certa tradizione sono stati in Soulages un obiettivo deliberatamente perseguito, ma sono il risultato, da una parte, del fatto che la sua opera si sviluppa ormai da decenni e che dunque ha finito per sembrarci storica e, dall’altra, di momenti di risoluzione che, a ben guardare, sono soltanto momenti provvisori, subito disfatti e rilanciati. Questo perché Pierre Soulages è un artista modernista. Lo era all’inizio del suo lavoro, nell’immediato dopoguerra, quando il modernismo era il progetto dominante nel mondo dell’arte. Lo è ancora oggi, quando molti sostengono che obbediamo alla “condizione postmoderna”. E conclude così: La pittura recente di Pierre Soulages non si è addormentata nel riposo della padronanza, ma continua a frequentare i territori della sperimentazione. Nulla vi è guadagnato una volta per tutte. Ogni pittura è una nuova esperienza. Ogni esperienza di ogni quadro, soprattutto, è un’esperienza ogni volta nuova.



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