L’inverno si avvicina e a ricordarcelo saranno (anche) le bollette del gas. Più care della media europea e – soprattutto – più care di quelle dei nostri vicini francesi e tedeschi. Per non parlare della distanza siderale che ci separa dai britannici. Procediamo con ordine.
Analizzando i dati Eurostat relativi al primo semestre 2012, si scopre che il prezzo di un metro cubo per un consumatore residenziale francese o tedesco era di circa 69 centesimi. Per un italiano, 83 centesimi: il 20% in più. Non poco, per una bolletta annua che si aggira sui mille euro. La colpa è della Russia e dell’Algeria, che ci vendono il gas a caro prezzo? Dell’Eni, (ex) monopolista che spreme la sua rendita? Dell’Autorità, che impone tariffe esorbitanti? Tendenzialmente, no. Perché il gas, fino alle ultime righe della bolletta, costa più o meno uguale al resto d’Europa. Per la precisione, il 3% più di quello britannico e il 7% in più di quello tedesco, ma anche il 3% in meno di quello francese.
La differenza – tanto per cambiare – la fa la pressione fiscale. Ossia IVA e accise, per un totale di 28 centesimi a metro cubo. Il 34% del prezzo finale: 8 punti percentuali più della Germania, 17 più della Francia e 29 più del Regno Unito (la Manica pare tanto l’Atlantico). A riprova che per lo Stato l’imposizione indiretta è sempre un ottimo modo di far cassa, soprattutto quando il freddo si avvicina e la tentazione di accendere il riscaldamento si fa irresistibile.