Grazie, signor Presidente! Il suo primo messaggio agli italiani era del 2006. Da allora ci ha accompagnato con una presenza costante, puntuale e pungente. Talvolta l’hanno accusata di essere stato un tantino “invadente”. Ci consenta invece di esprimere gratitudine per i suoi interventi, anche per quelli giocati sul limite delle forme ma assolutamente dentro i contenuti e lo spirito della nostra Carta costituzionale.
Da capo dello Stato ha cercato di interpretare i sentimenti e i valori comuni di un popolo che negli ultimi anni è stato stremato da una crisi economica e sociale che si è fatta sempre più opprimente. Il consenso di cui ha goduto e gode è il segno più tangibile dell’affetto e della stima che le italiane e gli italiani le hanno corrisposto. In questi setti anni lei ha, al pari di tutti noi ma con il ruolo più alto che la Costituzione le attribuisce, seguito – prima del suo insediamento – il passaggio dal governo di Silvio Berlusconi a quello di Romano Prodi e poi – a seguire – la crisi dell’esecutivo del centrosinistra, le elezioni, la vittoria della destra e i diversi passaggi delicatissimi che si sono susseguiti (la rottura Fini-Berlusconi e l’approssimarsi di una situazione di default e commissariamento internazionale) fino all’insediamento di Mario Monti a palazzo Chigi alla guida di una “strana” maggioranza. Sono stati tutti passaggi strettissimi che lei ha seguito con scrupolo non facendo mancare il suo personale contributo. Ci ha messo del suo ma lo ha fatto sempre nell’interesse generale e questo nessuno dei cittadini (a parte qualche politico in crisi di consenso elettorale) lo ha mai seriamente messo in dubbio. Grazie!
Il discorso tenuto questa sera del 31 dicembre 2012 è, per sua stessa ammissione, particolarmente importante e non solo perché l’ultimo del settennato. A febbraio, il 24 e il 25, gli elettori saranno chiamati a votare per rinnovare il Parlamento e scegliere chi dovrà avere il timone del governo in mesi e anni che si annunciano non facili. In un periodo in cui, grazie al contributo del premier Monti, va di moda il termine “Agenda”. Spero dunque non me ne vorrà se mi permetterò di scrivere che lei oggi ha presentato alle forze politiche e sociali del Paese l’Agenda Napolitano. Si tratta di un memorandum che ha una sola, unica e grande priorità: la centralità della questione sociale e la necessità di fare riferimento alla pienezza dei valori civili e culturali di una comunità che è e deve continuare ad avere fiducia e ad essere solidale.
Lei, signor presidente, ci ha ricordato l’importanza dei vincoli europei e di quelli determinati dal massiccio debito pubblico ma ha invocato la necessità di orientare le scelte pubbliche nella direzione dell’equità. I partiti e i movimenti nelle prossime settimane si divideranno: è inevitabile. La sua Agenda però resta una pietra miliare che speriamo possa essere presa a riferimento dalle forze politiche che, in maggioranza e all’opposizione, siederanno sugli scranni del Parlamento. L’ultimo grazie lo rivolgiamo per aver voluto sottolineare l’importanza della politica e dei partiti. Grazie davvero, signor Presidente!