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L’ossessione energetica del Giappone

Il risultato delle elezioni di domenica scorsa ha riportato al centro del dibattito la questione nucleare. Come mai i giapponesi ridiscutono una questione che da molte altre parti è stata chiusa? Il Giappone è ossessionato dall’indipendenza energetica, sia come disponibilità di energia sia come controllo delle rotte che la trasportano. La seconda guerra mondiale in Asia ebbe origine dalla minaccia di embargo energetico da parte statunitense. Il controllo delle fonti e delle rotte era l’architrave per costruire l’impero asiatico del Giappone. L’energia atomica presenta il vantaggio di essere prodotta in Giappone, e perciò non ha bisogno né di colonie né di flotte militari per controllarne il trasporto.

La Germania secondo alcuni perse la prima guerra per la mancanza di indipendenza alimentare ed energetica, che, invece, aveva la Gran Bretagna (e indirettamente la Francia) grazie al retroterra anglosassone: gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, e la Nuova Zelanda. L’idea di dominare l’Ucraina e il Caucaso emersa prima della seconda guerra si spiega con l’esperienza della prima: l’Ucraina ha il grano ed il Caucaso il petrolio. L’ossessione tedesca non sembra esserci più. In caso di guerra, dopo la seconda guerra mondiale, la Germania poteva (finalmente?) godere del retroterra anglosassone. La guerra non poteva più essere ad occidente, semmai con l’Unione Sovietica.

Il Giappone è energeticamente ricattabile, in maggiore o minor misura a seconda della quota di produzione del suo nucleare. Un strumento per controbilanciare il ricatto potenziale – almeno fino a quando la Cina non è prepotentemente emersa – è stato quello di accumulare molto debito pubblico statunitense. Debito che – in caso di necessità – può essere venduto, creando “ex nihilo” la crisi dei mercati finanziari, l’architrave delle economie anglosassoni.

Adesso che la Cina è emersa, e che, oltretutto, ha anche lei ha una gran quantità di debito statunitense, le cose si complicano. La Cina potrebbe controllare le rotte che portano l’energia di origine fossile in Giappone. Il Giappone – per farsi aiutare – potrebbe ricattare gli Stati Uniti col debito pubblico nelle sue mani. Ma questa minaccia può essere usata anche dalla Cina. Il Giappone sembra avere poche carte da giocare.

L’ossessione dell’indipendenza energetica (e dei suoi complicati risvolti) fino allo scorso anno non interrompeva i sonni tranquilli del Giappone immerso nelle vasche sicure delle sue centrali nucleari. Il sonno tranquillo potrebbe diventare un incubo dopo lo tsunami. Al Giappone conviene costruire delle centrali atomiche più sicure. La posta in gioco geopolitica di una rinuncia essendo troppo alta.

Sintesi di un articolo più ampio che si può leggere qui


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