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Idee su un’Agenda italiana per il tavolo europeo

Quando avremo un Governo, cosa dovrà fare in Europa?

Una possibilità è che non faccia niente. Perché siamo in 27 e quindi 1 governo conta poco nelle sale ovattate del Consiglio europeo dove si riuniscono i capi dei governi dell’Unione europea.

Ma non è detto che sia così. Anzi, potrebbe essere un periodo ricco di pertugi, di opportunità per avviare un cambiamento continentale a cui contribuire con coraggio.

Perché la Merkel vittoriosa sarà meno condizionata dal suo elettorato e perché partirà comunque, lo sappiamo già,  un periodo di riforme dei Trattati europei. Cosa vogliamo di più?

Invece di apparire supini, sarebbe il caso di immaginare una specifica Agenda italiana per il tavolo europeo, da difendere a Bruxelles in ogni occasione con le unghie e con i denti e su cui costruire alleanze preziose anche in vista di potenziali negoziazioni su altri temi.

Ecco dunque una bella agenda per i nostri coraggiosi leader da marzo in poi:

Riproporre la centralità del Parlamento europeo rispetto alla Commissione europea. In particolare il nostro Governo dovrebbe mostrarsi inflessibile sul richiedere che la futura Autorità bancaria sia resa molto più “responsabile” (accountable) del proprio operato di fronte al Parlamento. A cominciare con la presenza di rappresentanti del Parlamento europeo alle riunioni dell’Autorità come membri osservatori e non votanti. Similmente, ad una specifica Commissione del Parlamento dovrebbe essere attribuito il potere di accedere a tutti quegli elementi dei conti pubblici dei singoli Stati nazionali a maggiore rischio di “imbellettamento”. In particolare alle transazioni dei derivati fatte da ogni Stato che tanti disastri hanno creato e che Commissione europea e Banca centrale europea non rivelano ai cittadini.

Cambiamento del mandato di politica monetaria della BCE, con pari dignità dell’obiettivo di combattere la disoccupazione rispetto alla lotta contro l’inflazione, come negli Usa. Parimenti, il nostro Governo dovrà chiedere che il Consiglio europeo si riunisca regolarmente per potere deliberare politiche del tasso di cambio più pro-attive, come ha chiesto recentemente il governo giapponese alla sua banca centrale.

Cambiamento del Patto Fiscale per includere specificatamente una golden rule che consenta agli investimenti pubblici di un Paese in recessione di non essere conteggiati ai fini dei calcoli della posizione dell’indebitamento pubblico.

Per una cultura europea che ci avvicini a passi lenti ma sicuri ad una Unione dei popoli, si riservi 1% del PIL europeo nel bilancio UE per creare un conto corrente dedicato ai giovani, bloccato dalla nascita fino ai 14 anni. 1500 euro l’anno per ognuno dei 75 milioni di giovani. Lo sblocco del montante così accumulato nel tempo avverrà solo per utilizzare queste somme per finanziare periodi di istruzione in un Paese diverso da quello di nascita o per periodi di training e formazione in un’azienda estera. Il finanziamento potrà avvenire via Tobin Tax e, più avanti, via esercito unico europeo e risparmi annessi.

Sapranno, i nostri futuri leader, proporlo e difenderlo con coerenza?

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