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Ecco il Guercio, la mente del sequestro di gas nel Sahara algerino

È Mokhtar Belmokhtar, l’islamista con un occhio solo, la mente del mega-sequestro avvenuto ieri alla centrale di estrazione per il gas a In Amenas, nel Sahara algerino. Questa volpe del deserto, soprannominato il “Lawar” (il Guercio) – ma anche “Mr. Marlboro” e l’Inafferrabile” – è considerato da alcuni un terrorista ma da altri un bandito comune.

Nato nel 1972 nell’antica città di Ghardaia, famosa per la produzione di tappeti e tessuti, Belmokhtar raccontò nel 2007 di essersene andato via di casa perché era affascinato dal coinvolgimento dei combattenti mujaheddin nell’invasione sovietica dell’Afghanistan, alla quale partecipò nel 1991, quando aveva appena 19 anni. Sarebbe nel Paese centro-asiatico che perse un occhio, quando fu colpito da una scheggia, ed è sempre in Afghanistan che ebbe i primi contatti con Al Qaida, nelle cui fila riuscì ad avanzare, salvo tuttavia essere successivamente scaricato.

Belmokhtar ritornò in Algeria nel 1993, un anno dopo che il governo fece scoppiare la guerra civile per avere cancellato un’elezione che l’Islamic Salvation Front era destinato a vincere. Si unì all’Armed Islamic Group (Gia), autore di una campagna di massacri civili, che a volte spazzò via interi villaggi.

Dopo diventò molto potente, anche grazie alla sua grande conoscenza della “zona grigia”, quell’enorme territorio desertico e fuorilegge che comprende il sud dell’Algeria, il nord del Mali e il vicino Niger. Un successo rafforzato da una rete di alleanze tribali e unioni.

Nel 1998, il gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Salafist Group for Preaching and Combat, GSPC) uscì dal Gia. E Belmokhtar, nel frattempo ribattezzato l'”Inafferrabile” da un ex agente segreto francese, andò con loro. Nove anni dopo il Gspc adottò l’ideologia di Osama Bin Laden e cambiò il suo nome in Aqmi (Al Qaida nel Maghreb islamico).

Il “Guercio”, che era divenuto uno dei due maggiori capi di Aqmi in Mali, fu cacciato via a ottobre. Un funzionario della sicurezza regionale definì “le continue attività che creavano divisioni, nonostante i numerosi avvisi”. I dettagli non sono chiari, ma il suo terzo soprannome, “Mr Marlboro”, suggerisce qualcosa. La sua cattiva reputazione – di contrabbandiere di sigarette, auto rubate e anche droghe, nonché sfruttatore del giro di immigrati clandestini – Belmokthar stava infangando il marchio puritano islamico di Aqmi e molti lo mettevano in discussione.
Belmokhtar e i suoi uomini si fanno ora chiamare “Firmatari di sangue” e hanno rivendicato la responsabilità dell’operazione in Algeria, soprattutto per vendicare quella che loro vedono come un’umiliazione subita dagli algerini, che hanno dovuto cedere lo spazio aereo agli aerei francesi diretti in Mali.

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