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Boffo sbuffa per i cinguettii vaticani

Mentre la Chiesa è sempre più mobilitata sui social network, da Facebook a Twitter, c’è chi mette in guarda dai rischi di una vera e propria “ubriacatura” sollecitando maggiore attenzione, invece, verso i media tradizionali.

Un richiamo che è venuto da uno dei maggiori esperti di comunicazione della Chiesa italiana, il direttore di Tv 2000, Dino Boffo, ma per anni direttore di Avvenire, esperienza interrotta bruscamente. E proprio di quella pagina “dolorosa”, ha parlato Boffo a Venezia, in occasione in un incontro promosso dal Patriarcato di Venezia per la festa di San Francesco di Sales. Solo un accenno alla sua “storia dolorosa”: “sono vittima di un giornalismo killer – ha detto -. E i maestri di quel giornalismo vanno in video ad insegnare come si deve fare oggi giornalismo. Non so con quale faccia”.

Ma è stato il tema dei social network ad essere analizzato da Boffo, che non ha risparmiato un giudizio anche “difficile”: “Permettetemi di dire che non lo vedo l’85enne Papa, teologo e pensoso, ad avere a che fare con twitter”. Benedetto XVI ha aperto, infatti, un account che ha quasi raggiunto i due milioni di follower, attualmente disponibili in nove lingue, ultima arrivata il latino. E proprio ieri c’è stato un tweet del Papa dedicato alla difesa della vita e al sostegno nei confronti di chi manifesta a questo proposito.

“Questi new media – ha argomentato Boffo – sembrano darti sprint, un tocco di notorietà a buon prezzo,”, ma per il direttore della Tv dei vescovi, possono solo aggiungersi e non sostituirsi a quelli classici. “Basta, basta – ha spiegato – questa ubriacatura la pagheremo cara, ci sveglieremo che non avremo piú i nostri media cattolici, quelli classici”.

 

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