Grazie all’autorizzazione del gruppo Class, pubblicato l’articolo di Franco Adriano apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Silvio Berlusconi (28%) è arrivato a sette punti da Pierluigi Bersani (35,4%) che è in calo nei consensi. Mario Monti tiene con il 15,4%. Segue Beppe Grillo, tornato in crescita con il 13%. Sugli scudi anche Antonio Ingroia che fa segnare con la sua coalizione il 5,7%.
È questa la fotografia delle principali forze in campo alle elezioni, nell’ultimo cruscotto elettorale di Lorien consulting, aggiornato al 21 gennaio, pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi. Uno scatto, alla luce delle ultime vicende della campagna elettorale (l’esordio ufficiale di Monti a Bergamo, la partenza dello Tzunami tour di Grillo, il dibattito sui candidati in lista), che tuttavia non tiene ancora conto degli effetti del caos nella formazione delle liste del Pdl (con il caso Nicola Cosentino) e dell’affare Monte dei Paschi di Siena. Vicende che possono avere ripercussioni sui tre più importanti capi-coalizione in corsa: Bersani, Berlusconi e Monti, anche se l’opinione pubblica sta dimostrando di metabolizzare in fretta gli eventi (si pensi al caso Cav-Michele Santoro).
La tendenza del Pdl
“Il Pdl recupera più di un punto percentuale in una settimana”, spiega il direttore di Lorien, Antonio Valente, “drenando anche dai partiti alleati in coalizione”. Infatti, continua a salire la percentuale di chi dichiara che si recherà alle urne il prossimo 24 febbraio e il Pdl era il partito che aveva maggiore presenza potenziale fra gli indecisi. Una circostanza che si ripercuote sull’indice Winner di Lorien. Se all’inizio della campagna elettorale quasi nessuno avrebbe puntato sulla possibile vittoria di Berlusconi, adesso la percentuale di coloro che ci credono è cresciuta al 15,3% (era l’11% una settimana fa, mezzo punto sotto il rivale Monti). Certo, il superfavorito della contesa elettorale resta Bersani con il 44,3%, ma il Cavaliere nel sentire comune degli italiani sembra aver superato l’ostacolo del Professore (oggi in discesa al 9,7% dopo che il 14 gennaio aveva fatto segnare un indice Winner all’11,5%). È, questo, un indicatore che meglio di altri può spiegare il cambio di strategia comunicativa di Monti che fa dire a molti osservatori che “ha tirato fuori le unghie”.
Il Pd toglie voti a Sel
Il Pd tiene la sua quota, ossia cresce quasi in proporzione all’aumentare della base dei votanti. Ma lo fa quasi esclusivamente a discapito dell’alleato Sel: «Effetto perverso», spiega Valente, «dell’appello al voto utile» che non solo non sembra far soffrire Rivoluzione Civile di Ingroia, ma addirittura sembra averlo rinforzato e consolidato al 5,7%. Di questo passo, la maggioranza al Senato per il Bersani potrebbe divenire una chimera.
L’altalena di Grillo
Ottenere visibilità è la prima esigenza in una campagna elettorale ed è così che il M5S di Grillo, che nelle ultime settimane sembrava essere entrato in un trend negativo, ha iniziato ad invertire la tendenza proprio sulla vicenda delle liste clonate al Viminale rimbalzata su giornali, radio e tv.
La lista del Professore
La coalizione di Monti è stabile sopra il 15%. Scelta civica non correrebbe alcun rischio di non superare la soglia al Senato. Una circostanza positiva per il premier uscente: «Infatti conferma la capacità di reggere all’aumentare della partecipazione», spiega Lorien, «e nonostante la pressione bipolare (voto utile) esercitata dai due partiti maggiori».