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La ciambella turca che stuzzica l’appetito di americani e sceicchi

Tutti pazzi per il simit, anche gli investitori esteri. La popolare ciambella ricoperta di semi di sesamo, considerato una volta il pranzo dei poveri, suscita gli appetiti non solo dei milioni di turchi che ogni giorno ne comprano uno per concedersi uno spuntino, ma anche del business straniero. Il quotidiano Hurriyet dedica oggi un articolo alle mire su Simit Sarayi, la catena di ristoranti fast-food specializzata nella vendita di queste ciambelline al sesamo.

Il fondo americano Colony Capital e il gruppo Abraaj Capital, di Dubai, si stanno infatti contendendo il 50% di Simit Sarayi. E’ la prova delle “grandi potenzialità commerciali del cibo semplice”, ha commentato il presidente Abdulah Kavukcu, che però ha avvertito: “Non venderemo per meno di 500 milioni di dollari”.

La società, che di recente ha aperto 18 ristoranti all’estero, sta anche pianificando un’Offerta pubblica di vendita entro la prima metà dell’anno per il 10-15% delle azioni, ha detto Kavukcu.

La tradizione del simit risale al 14mo secolo, quando ai tempi dell’Impero Ottomano era venduto per strada. Accompagnato soprattutto da formaggi locali e dal tradizionale tè turco, sta diventando una presenza costante anche nei ristoranti più sofisticati, lieti di recuperare questa usanza culinaria che era apprezzata anche a corte.



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