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Che cosa pensa il Csm della nuova direttiva Ue sull’insider trading

Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato oggi, su proposta della Sesta commissione presieduta da Paolo Auriemma, un parere, richiesto dal presidente della Commissione per le libertà civili del Parlamento europeo (Libe), Juan Fernando Lopez Aguilar, in ordine alla proposta di direttiva in materia insider trading. Come recita il documento (relatore il consigliere ‘ogato indipendente Paolo Corder), il tema infatti sono le “sanzioni penali in caso di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato”.

La richiesta di parere trae la sua origine dalla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla materia. “Si tratta – ha osservato il consigliere Auriemma (“togato” di Unicost) – di una procedura inedita, essendo la prima volta che la Commissione del Parlamento europeo reputa opportuno richiedere un parere all’Organo di governo autonomo. Un riconoscimento del rilevante ruolo svolto dal Consiglio non soltanto all’interno dell’ordinamento italiano, ma anche grazie all’apprezzamento riscosso nelle varie organizzazioni di respiro europeo alle quali partecipa, anche al livello internazionale”.

Secondo il plenum, comunque, la proposta di direttiva “espungendo dalla materia penale le condotte non dolose, non necessariamente conduce ad una risposta giudiziaria più efficiente di quella assicurata dalla normativa attuale”.

“Il mercato finanziario”, recita il parere del Csm, vive di informazioni che determinano la domanda e l’offerta dei prodotti finanziari e le relative variazioni dei prezzi dei titoli; coerentemente, la sua efficienza va misurata proprio sulla sua trasparenza, ossia sulla quantità, qualità e tempestività delle informazioni ad esso rese e sulla relativa fiducia degli investitori”.

E’, pertanto, opinione del Csm che “le regole che disciplinino, anche con sanzioni penali, il mercato, aiutano ad evitare i cosiddetti market failures, ricorrenti quando l’allocazione di beni e servizi da parte di un mercato libero non è efficiente. E non v’è dubbio che i fallimenti del mercato sono spesso associati ad situazioni di asimmetria informativa e a conflitti di interesse, ossia ad un capitalismo opaco, non conforme al disposto di cui all’art. 41 Cost., per cui l’iniziativa economica privata è sì libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”.

Quanto al merito della proposta, si è segnalato che, la proposta di direttiva, espungendo dalla materia penale le condotte non dolose, non necessariamente conduce ad una risposta giudiziaria più efficiente di quella assicurata dalla normativa attuale caratterizzata da un regime sanzionatorio multilivello: delitti, contravvenzioni, sanzioni amministrative, maggiormente in grado di adattarsi alle multiforme evenienze della realtà.

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