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Ecco l’effetto elettorale di Mps su Bersani, Berlusconi e Monti

Grazie all’autorizzazione dell’editore, pubblichiamo l’articolo di Franco Adriano comparso sull’edizione odierna del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

La coalizione di Silvio Berlusconi (29,7%) è giunta a 6 punti percentuali da quella di Pier Luigi Bersani (35,7%), il quale sullo scandalo Monte dei Paschi di Siena, in relazione al quale in Pd è evidentemente in ambasce, sembra aver sbagliato completamente la sua strategia comunicativa. “Al limite poteva comportarsi da democristiano e dire di avere fiducia in ogni accertamento della verità, non accusare i suoi detrattori di lesa maestà e minacciare di ”sbranare” chicchessia: un segno di debolezza”, spiega Antonio Valente commentando l’ultimo report di Lorien consulting (pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi) la cui rilevazione è stata condotta durante il week-end in piena crisi Mps.

Appare evidente come il caso Mps abbia smosso l’elettorato indeciso di centro-destra da una sorta di ignavia in cui era sprofondato, portandolo a sentimenti di indignazione a tutto favore del Pdl che ha sfondato la barriera del 20 per cento; del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che è risalito di quasi un punto al 13,9% («Grazie anche a un rinnovato protagonismo del suo leader», annota Valente) e di Fare per fermare il declino di Oscar Giannino che nella sua corsa solitaria ha raggiunto il 2%. Lo spostamento dei consensi all’interno della coalizione di centro-sinistra merita un capitolo a sé perché nonostante lo shock del caso Mps abbia fatto perdere in un fine settimana più di un punto al Pd (dal 32% al 30,7) lo stesso quantitativo di intenzioni di voto è andato in favore del movimento di Nichi Vendola: Sel infatti è passato dal 3,4% al 4,5.

Le liste montiane

Da registrare, infine, la flessione della coalizione di Mario Monti, dal 15,4% al 14, che forse troppo frettolosamente qualche osservatore ha attribuito allo stesso caso Mps. Secondo Valente, invece, la dinamica si spiega con la forte crescita percentuale dei votanti, questa sì, dovuta anche all’indignazione sul caso Mps. Una mobilitazione che ha riguardato in particolare l’elettorato deluso di centro-destra che fin qui alimentava l’astensione. «A meno di un mese dalle elezioni», spiega il direttore di Lorien, «il tasso di partecipazione stimato si avvicina sempre più all’ultimo dato di partecipazione elettorale (80% alle politiche 2008). Di conseguenza, si riduce nel complesso la quota dei non dichiaranti (che oggi si attesta al 28%)».

Le aspirazioni berlusconiane e leghiste

Se le intenzioni di voto si tradurranno in realtà Berlusconi può davvero aspirare al miracolo. La crescita della forza del centro-destra e in particolare del Pdl in soli tre giorni (più 1,4% dal 18,8% al 20,2)) è impressionante. Il grido di Bersani: «Li sbraniamo», riferito ai detrattori sulla gestione del Monte dei Paschi di Siena, sembra aver dato la carica agli elettori delusi del centro-destra. Una situazione che ha favorito seppur lievemente anche alcuni alleati: la Lega Nord di Roberto Maroni è passata dal 5,5% al 5,8 mentre ha superato la fatidica soglia dell’1% anche l’insieme dei movimenti di centro-destra del Mezzogiorno (Mpa di Raffaele Lombardo e Grande Sud di Gianfranco Miccichè). Non sembrano approfittarne i Fratelli d’Italia di Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto (passati dall’1,8% al 1,5) né la Destra di Francesco Storace: dall’1,4% all’1,2.

Le leadership

La leadership di Bersani nei consensi è relativa. Il distacco positivo con la coalizione di Berlusconi è «ancora più che evidente», fa notare Valente riguardo alla coalizione di Bersani, «tuttavia la partita e tutt’altro che chiusa». Il crescente spazio di recupero per il centro-destra, infatti, «darà un’ulteriore accelerazione alla competizione elettorale» con polemiche a raffica. Un assaggio si è avuto con la dichiarazione di Berlusconi su Benito Mussolini («Per tanti versi ha fatto bene»). «Un incidente che», secondo Lorien, «non ha lasciato e non lascerà segni sotto il profilo della crescita o della diminuzione del consenso», ma è sintomatico di quanto avverrà nelle prossime tre settimane.

Il ruolo potenziale di Monti

Tuttavia la corsa di Berlusconi su Bersani rischia di favorire un futuro ruolo di Monti. Nell’Indice Winner di Lorien Consulting (ovvero l’indice della percezione da parte dei cittadini delle possibilità di vittoria delle varie coalizioni) crescono esponenzialmente le speranze di vittoria del centro-destra capitanato da Berlusconi (23,6%), che guadagnando 8 punti percentuali in pochi giorni (più di 12 punti dal 14 gennaio) sta compiendo una performance davvero eccezionale che interroga gli avversari. L’indice di Bersani, invece, è in calo, seppur ancora in una posizione di enorme favore (al 41,8%). Monti sembra essere fuori dalla partita. Invece, il rafforzamento di Berlusconi su Bersani, se alla fine non sarà vincente, rischia di favorire il Prof se detentore di un pacchetto di consensi sufficienti per la maggioranza al Senato di un governo riformista. Intanto, la tenuta di Scelta civica, nel rilevamento Lorien, è a discapito dell’Udc (3,5%) e del Fli (allo 0,4%).


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