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I Monti bond per Mps? Dannosi sia per Siena che per l’Italia

Parlare di cosa fare per MPS parrebbe a questo punto inutile dato che tutto sembra essere già deciso: il prezzo di MPS non è zero, il che significa probabilmente che il mercato da per scontato che arrivino i Monti bond.

Eppure quei soldi, quei 3 miliardi e passa di euro, quel maggiore credito nello Stato Patrimoniale della Pubblica Amministrazione, avrebbero potuto essere usati in altro modo, con lo stesso effetto sui conti pubblici. Per esempio riducendo i debiti della P.A verso le PMI.

Cosa sarebbe stato più utile?

Prima ancora di rispondere alla domanda, val la pena farsene un’altra: quali alternative avevamo per risolvere l’affaire MPS oltre ai Monti Bond?

Potevamo lasciare la patata bollente in mano al MPS ed alla città di Siena. Cosa sarebbe successo in questo caso al MPS? Cosa avrebbe voluto dire ”lasciare la patata bollente”?

Probabilmente MPS avrebbe trovato un suo compratore, perché malgrado lo scarso valore di mercato il suo posizionamento rimane attraente per molti. Un compratore estero. Oppure nazionale, per esempio nuovamente la possibilità di Banca Intesa come alcuni anni orsono.  Oppure, in assenza di compratori o rifiutandosi di venderla, la città di Siena si sarebbe riunita in Piazza del Campo per decidere cosa fare della banca: se lasciarla morire (ovviamente con piena tutela dei depositi bancari assicurati dei risparmiatori) o se immettere nuovo capitale locale per avviare un nuovo ciclo, stavolta virtuoso, di banca “glocal”.

Queste ultime soluzioni avrebbe avuto 3 vantaggi: 1) liberare liquidità preziosa per lo Stato per farne altro, 2) dare il segnale a tutti che le banche che fanno errori non verranno salvate dall’intervento di Roma e 3) sensibilizzare una volta per tutte la cittadinanza senese sul fatto che se il Monte è in un qualche modo un bene pubblico locale, questo va tutelato dalle razzie di gente poco raccomandabile, in primis grazie all’occhio vigile dei cittadini.

Mi è sembrato crearsi un gelo bipartisan quando, discutendo la questione potenziale della “nazionalizzazione” della banca ho messo sul tavolo queste opzioni ulteriori.

Ad Agorà l’On. Tabacci mi ha ricordato il pericolo di una nuova Lehman Brothers. Immagino si riferisse al caso in cui, assente il Monti Bond, la popolazione senese – non trovando un compratore o non volendo vendere e non volendo ricapitalizzare – avrebbe lasciato morire il Monte. Un caso abbastanza improbabile e dunque difficile da immaginare. Per di più la banca senese è sì connessa con altre banche, ma mai quanto Lehman.

Fatte dunque le dovute considerazioni, a me, sinceramente, sarebbe parso ben più saggio usare i soldi in questione per rimborsare i debiti alle PMI. E lasciare che l’affaire MPS si sbrogliasse sul mercato o a Piazza del Campo. Parlare di nazionalizzare una banca già ampiamente “comunalizzata” è una contraddizione in termini. E il non avere percorso vie alternative al Monti Bond la dice lunga sulla voglia di tutti i partiti di non mollare un osso che pare prezioso: la storia dunque è destinata a ripetersi.

(il post completo si può leggere sul sito del professor Gustavo Piga)


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