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Il kit di sopravvivenza dei “prepper” è la fine del mondo

Bando alle previsioni la fine del mondo non si è verificata nemmeno lo scorso dicembre. Eppure, la comunità dei ‘prepper’, costituita dalle persone che si preparano ad affrontare gli eventi catastrofici, continua a crescere, anche a New York. Un paio di settimane fa, racconta il New York Times, quaranta persone si sono date appuntamento per una riunione, per raccontare le proprie esperienze e mostrare il proprio equipaggiamento: pentole, maschere antigas, tende, asce, candele, walkie-talkie, radio e torce a energia solare. Persino una trappola per topi, se proprio non si dovesse trovare altro da mangiare.

Il crescente interesse per questa comunità e per le idee che i suoi membri condividono deriva dalla constatazione che i ‘prepper’ non sono persone che credono alla fine del mondo, che si rinchiudono in un bunker in attesa dell’Apocalisse. Sono cittadini integrati nel tessuto sociale, sono dottori, insegnanti, vigili del fuoco, che vogliono farsi trovare pronti in caso di disastri naturali o finanziari. E a New York, i kit di sopravvivenza sono andati a ruba prima dell’arrivo dell’uragano Sandy, tre mesi fa. Proprio Sandy – come Katrina nel 2005 e gli attentati dell’11 settembre 2001 – ha contribuito a far conoscere i ‘prepper’ come persone capaci di una risposta pragmatica in caso di necessità, e non come una setta in attesa del crollo della nostra civiltà.



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