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Kerry, Hagel e Brennan, i nuovi fedelissimi di Obama

Prima John Kerry, poi Chuck Hagel e John Brennan: la nuova squadra di Barack Obama, che giurerà il 21 gennaio, prende forma. Allo stesso modo, quotidiani nazionali e internazionali si lanciano nelle analisi, in particolar modo sulle scelte, non scontate, per la Difesa e la Cia, che provocano qualche perplessità.

Quello che emerge è la scelta fatta da Obama: nella prima amministrazione ha puntato su politici di peso, come Hillary Clinton, Bob Gates, Leon Panetta. Questa volta, Obama vuole circondarsi di persone a lui fedeli. Già in settimana, potrebbe arrivare l’annuncio della sua scelta per il Tesoro: Jack Lew, attuale capo dello staff alla Casa Bianca. E la lista di collaboratori fidati promossi avrebbe potuto contenere anche il nome dell’ambasciatrice statunitense all’Onu, Susan Rice, se non fosse stata travolta dalle critiche per la gestione dell’attentato di Bengasi, in Libia, in cui lo scorso 11 settembre hanno perso la vita l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre americani.

Per il New York Times, la scelta di Hagel e Brennan, per la Difesa e la Cia, segna un nuovo percorso che Obama vuole intraprendere sulla guerra e la gestione degli interventi militari. Hagel, repubblicano moderato, condivide con Obama le posizioni sulla guerra in Iraq e sulla necessità di un veloce ritiro dall’Afghanistan. E avrà il compito, nei prossimi anni, di gestire i pesanti tagli che colpiranno il Pentagono.

Dovrà, però – sottolinea il New York Times – spiegare le sue posizioni sugli omosessuali, visto che nel 1998, da senatore, si oppose alla nomina di un ambasciatore perché dichiaratamente gay. E dovrà chiarire i motivi che lo hanno spinto a non votare a favore di sanzioni più dure contro l’Iran e la sua posizione su Israele, dopo l’attacco alle lobby ebraiche negli Stati Uniti, se vuole apparire come un leader sicuro e capace di gestire il suo nuovo ruolo.

Brennan, scelto da Obama per guidare la Cia, ha lavorato a stretto contatto con il presidente come consigliere per l’antiterrorismo, ha portato all’uccisione di Osama bin Laden e ha guidato il programma di bombardamenti con gli aerei senza pilota in Pakistan. Restano i dubbi su come queste missioni siano state finora compiute – e sulla scelta degli obiettivi – e sul suo appoggio alle tecniche d’interrogatorio molto dure, più simili alla tortura, durante l’amministrazione Bush.

Anche per il Washington Post, la scelta di Kerry, Hagel e Brennan riflette un cambiamento nella politica estera di Obama. Con lui, i tre condividono l’idea di sviluppare alleanze internazionali, di affidarsi al lavoro d’intelligence e ad azioni mirate con tecnologie letali, lasciando la guerra come ultima opzione.

Insomma, Obama ha scelto dei militari, dei reduci del Vietnam – anche Kerry lo è – per cercare la pace, scrive Le Monde, mentre Politico fa notare che ormai il 50,8% degli americani è nato dopo gli accordi di pace di Parigi del 1973. Ma non bastano uomini nuovi per ottenere un obiettivo, conclude il New York Times.

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