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La dura battaglia americana sulle armi

Martin O’Malley, governatore democratico del Maryland, lancia la sua battaglia contro le armi sulle orme del collega Andrew Cuomo, a capo dello Stato di New York. Secondo il Washington Post, O’Malley vuole dotare il suo Stato di una delle leggi meno permissive degli Stati Uniti, vietando le armi d’assalto (quelle usate, per esempio, per le sparatorie di Newtown e Aurora, ndr) e limitando l’accesso dei visitatori nelle scuole, proprio nel tentativo di prevenire altre stragi come quella alla Sandy Hook, dove sono stati uccisi 20 bambini e sei adulti.

Inoltre, O’Malley chiederà all’Assemblea generale di obbligare tutti coloro che detengono armi a lasciare le proprie impronte digitali alla polizia statale, a frequentare un corso sull’uso delle armi e a consegnare il certificato penale per poter ottenere la licenza. Il governatore vuole anche impedire che le armi finiscano nelle mani di persone con problemi mentali.

Il piano di O’Malley, che dovrebbe essere presentato in settimana, è criticato dai repubblicani, che accusano il governatore di opportunismo: “Sta cercando di andare a sinistra di Cuomo perché vuole correre per la presidenza nel 2016″, ha dichiarato Anthony O’Donnell, leader della minoranza alla Camera, sottolineando che entrambi i governatori democratici sono tra i possibili candidati a succedere a Barack Obama.

Non mancano i contrari nemmeno tra i democratici. “Credo ci siano troppe armi, e troppi omicidi. Guardi queste armi – aveva detto O’Malley dopo la strage di Newtown – ed è difficile pensare che debbano essere lasciate nelle mani di chi non è né un soldato in battaglia, né un agente in particolari circostanze”. Secondo la polizia statale, ci sono 46.719 armi d’assalto registrate nel Maryland, dove sono però vietate alcune pistole semiautomatiche.

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