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La fotomania di Pizzi per i pensionati di De Rita e Fornero

Cresce l’allarme dei lavoratori italiani sulle pensioni: uno su quattro teme che potrà ritirarsi solo dopo i 70 anni e soprattutto i giovani sono preoccupati per assegni che ritengono saranno molto bassi. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis per la Covip, presentata oggi nella sala conferenze di piazza Montecitorio cui ha partecipato anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

Ecco la gallery di Umberto Pizzi:

Gli italiani, secondo il Censis, sono rassegnati (e scontenti) a lavorare più a lungo: solo il 23,5% dei lavoratori italiani ritiene che andrà in pensione all’età desiderata. Il 25% dei lavoratori pensa che andrà in pensione dopo i 70 anni. Ne è convinto il 25,7% degli occupati maschi e il 23,6% delle donne, il 34% dei lavoratori autonomi, il 23,4% dei dipendenti privati e il 14,5% degli impiegati pubblici. Ma solo il 5,2% dei lavoratori maschi e il 3,4% delle donne vorrebbero andare in pensione dopo i 70 anni. E solo il 10% degli autonomi vorrebbe andare in pensione dopo i 70 anni, così come il 2,5% dei dipendenti privati e il 2,1% degli impiegati pubblici.

Il 39,4% degli occupati di 18-34 anni ha un percorso contributivo intermittente e teme di non riuscire a versare i contributi necessari. E adesso l’allarme riguarda anche i dipendenti pubblici: il 21,4% teme di perdere il lavoro, il 24,1% di finire nel precariato. Malgrado i timori, le scelte di risparmio per la vecchiaia penalizzano la previdenza complementare, ancora troppo poco conosciuta.

I giovani lavoratori italiani (18-34 anni) credono che quando andranno in pensione riceveranno un assegno pari in media al 53,6% del loro reddito da lavoro. E il 30% di essi si aspetta una pensione di base inferiore alla metà del reddito attuale. Sono consapevoli di dover integrare la pensione pubblica con qualche forma di risparmio: titoli mobiliari (38,8%), il mattone (19%) e la previdenza complementare (solo il 17,4%).

C’è la paura di perdere il lavoro e non riuscire a versare i contributi (34,3%), o di diventare precari e quindi di poter versare i contributi solo in modo saltuario (32,7%). Già oggi il 39,4% dei giovani lavoratori ha un percorso contributivo discontinuo a causa di lavori precari o impieghi senza versamenti pensionistici. Un timore, quello di perdere il lavoro e di non riuscire a versare i contributi, interessa ormai anche il 21,4% dei dipendenti pubblici.

“Solo un quarto dei lavoratori italiani ha, ad oggi, sottoscritto un piano di previdenza complementare, mentre sono in aumento le sospensioni contributive”, ha confermato il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro. La crescita delle iscrizioni, ha proseguito Finocchiaro, “negli ultimi anni è risultata, per l’insieme delle forme, di pochi punti percentuali all’anno; per i fondi negoziali l’incremento è stato praticamente nullo. Il numero di coloro che sono fuori dal sistema è, pertanto ancora molto alto. Né è ipotizzabile, almeno nelle condizioni attuali, una spontanea, naturale crescita della previdenza complementare a bilanciare la contrazione della rendita derivante dalla previdenza di base”.



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