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La scarsa passione della Polonia per l’euro

La Polonia dovrebbe attendere le prossime scadenze elettorali prima di prendere una decisione sull’adozione dell’euro, ha detto il presidente polacco Bronislaw Komorowski. Secondo il capo di Stato, “il processo decisionale (sull’adozione dell’euro, ndr.) dovrebbe essere lanciato dopo le elezioni presidenziali e legislative del 2015. Invece di considerare le questioni in merito teoricamente possibili, dovremmo concentrarci sul primo stadio, ovvero la convergenza verso i criteri”. Parole che riassumono il mix di timori, mire e perplessità che tiene in scacco il dossier della moneta unica a Varsavia.

La Polonia non rispetta per ora nessuno dei criteri da centrare per l’ingresso nell’eurozona ed è oggetto di una procedura di infrazione per deficit eccessivo che la Commissione europea potrebbe chiudere quest’anno. La Banca centrale polacca ritiene comunque che affrettarsi sulla via dell’euro comporterebbe al momento rischi aggiuntivi per l’economia nazionale, l’unica in Ue che non è mai andata in recessione in questi anni difficili, ma entrata ora in una fase di affaticamento. A dicembre 2012 la produzione industriale polacca ha segnato un pesante -10,6% su base annua, dopo il -0,8% di novembre: il dato peggiore dall’aprile 2009 e decisamente peggio delle attese. La crescita del Pil nel 2012 dovrebbe attestarsi sul 2,5%, mentre per il 2013 la Banca centrale ha tagliato le sue stime, da +3,1% a +2%.

La Polonia resta comunque un’economia di peso, dinamica, e sa che solo entrando nell’euro potrà davvero contare in Europa. Così, il mese scorso il primo ministro Donald Tusk, sempre in linea con il presidente Komorowski, ha parlato di rilanciare la questione dell’adozione della moneta europea, per non rischiare di ritrovarsi relegata “nella periferia”. Ma il premier deve fare i conti anche con l’opinione pubblica, sempre più freddina: un sondaggio commissionato a dicembre dal ministero delle Finanze ha rilevato un 56% di voci contrarie al passaggio dallo zloty all’euro. Tra opposti e incerti, due polacchi su tre non hanno voglia di moneta unica.

La crisi europea ha contribuito non poco a spegnere gli entusiasmi dei nuovi Paesi Ue di fronte alla prospettiva della valuta comune. Tra le matricole del centro-est europeo, Slovenia e Slovacchia hanno già adottato l’euro, come pure l’Estonia. Gli altri “nuovoeuropei” non spingono certo per entrare nel club della moneta unica. Ad eccezione degli altri due piccoli Paesi baltici, euro-convinti anche nella fase più turbolenta della crisi. Lettonia e la Lituania contano infatti di adottare l’euro nel 2014.



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