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Le confessioni di Geithner che lascia il Tesoro a Lew

Oggi è l’ultimo giorno di Timothy Geithner alla guida del dipartimento al Tesoro americano, dopo quattro anni fianco a fianco del presidente Barack Obama e svariate scelte difficili e impopolari per fare uscire il Paese dal baratro in cui era sprofondato con la crisi del 2008-2009.
Spesso oggetto di aspre critiche soprattutto per il salvataggio di Wall Street e Detroit, ha comunque dato il suo apporto a delineare le politiche che evitato che gli Stati Uniti si trovassero a fare i conti con una nuova Grande Depressione.

Il segretario al Tesoro uscente, nel giorno del suo addio, ha parlato con il quotidiano Politico, cogliendo l’occasione per ripercorrere i suoi quattro anni in carica e per lasciare un’ideale eredità al suo successore, Jacob Lew, ex capo di Gabinetto di Barack Obama. In particolare, Geithner ha espresso soddisfazione per le scelte dei repubblicani, che hanno smesso di usare il tetto del debito come un’arma politica, cosa che potrebbe portare a un dibattito più produttivo e un periodo meno pericoloso da un punto di vista economico. “Hanno deciso che non è una leva efficace, questo è incoraggiante, ma non è comunque chiaro quale sarà il loro prossimo passo”, ha detto.

Geithner, che dopo quattro anni duri tornerà a New York dalla sua famiglia e non ha piani per il prossimo futuro, ha escluso la possibilità di un incarico come presidente della Federal Reserve una volta concluso il mandato di Ben Bernanke. “Non è un’opzione, ha detto.

Scelto dal presidente Barack Obama quando la crisi del 2008-2009 era all’apice, lascia una situazione economica meno problematica, ma un tasso di disoccupazione ancora alto. Ci sono tuttavia motivi di ottimismo, ha spiegato: il Paese è ora sulla via di una sostenuta ripresa, ma bisognerà mettere in atto politiche economiche oculate e “una serie di riforme fiscali di lungo termine, attentamente congegnate ed equilibrate” per continuare a riparare i danni della crisi. “E’ un momento unico, il mondo ha molta fiducia negli Stati Uniti”, ha detto Geithner, che annovera tra i suoi risultati migliori l’avere “aiutato il presidente a evitare una seconda Grande Depressione”.

Geithner si fa dunque da parte dopo sei anni sotto i riflettori, prima come numero uno della Federal Reserve di New York e poi alla guida del Tesoro, ma sarà ricordato per il bailout del 2008-2009 e per avere giocato un ruolo chiave nel disegnare la Dodd-Frank Act, la legge che ha riscritto le regole della finanza americana. Ripercorrendo i suoi quattro anni al Tesoro, il segretario uscente ha ricordato che le banche troppo grandi per essere lasciate fallire (le “too big to fail”, salvate dal Governo durante la crisi per evitare la catastrofe finanziaria) “sono ancora una minaccia mortale per il sistema finanziario”, motivo per cui la cosa da fare “è garantire che sia ridotto il rischio che può portare ad altre crisi in futuro”. In questo senso, l’amministrazione Obama “è stata brava a mettere in campo misure credibili, attente ed efficaci”.

A un certo punto è anche sembrato che la pressione a cui era sottoposto fosse troppa e che si sarebbe fatto da parte: nell’autunno 2010 aveva preso in considerazione le dimissioni, – “non so cosa farò, per tutta la mia vita professionale sono sempre stato guidato da motivazioni potenti”, aveva detto – ma aveva poi acconsentito a rimanere in carica fino alla fine del primo mandato di Barack Obama, dopo forti insistenze da parte del presidente. Geithner lascia al suo successore, Jack Lew, alcuni progetti incompiuti, come la riforma del codice fiscale, che potrebbe arrivare nel 2013: “può essere fatto, l’America è capace di grandi cose”, ha detto il segretario, sottolineando che la riforma “dovrebbe ridurre le distrorsioni e le iniquità, garantendo maggiori incentivi agli investimenti, nella consapevolezza che le misure decise saranno difficili e impopolari”.

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