La Lega calcio di serie A ha perso, ieri pomeriggio, una grande occasione: votare un manager (Andrea Abodi) con esperienza anche di politica sportiva (considerati i suoi recenti trascorsi nella Lega calcio di serie B e alla Coni SpA) pronto a rilanciarla e a introdurre diversi elementi di novità che l’avrebbero fortemente modificata. Per la seconda volta consecutiva Abodi ha conquistato più voti di tutti gli altri candidati (8 su 20 disponibili e 11 nella precedente votazione di alcuni giorni fa).
Una battuta è d’uopo: è più facile votare una modifica in una riunione di condominio che far eleggere un presidente di Lega calcio. E sì perché in Italia, in seconda convocazione, vige la regola della maggioranza relativa, mentre in Lega serie A, “qualche mente evoluta” ha deciso tempo fa, che, invece, bisognava inserire una “maggioranza qualificata” per eleggere la figura del Presidente. Così, grazie a un gioco di veti incrociati, bastano 7 club per imporre ad altri 13 la loro volontà.
Tipicamente italiana come metodologia, ma segno inequivocabile del declino della politica sportiva collegata al calcio tricolore. Chiedo però solo una cosa: chi dovrebbe guidare adesso la Lega calcio? Un candidato nuovo o uno di quelli che ha preso anche meno voti di Abodi? Ci rendiamo conto di come si sta distruggendo l’industria del pallone? Ma soprattutto: per favore non chiamatela più la “Confindustria del Pallone”. Ma quale Confindustria, per favore. Non c’è neppure l’idea abbozzata di una “Governance”, che, invece, Andrea Abodi avrebbe attivata immediatamente. Adesso Abodi, a sentire almeno le sue prime dichiarazioni, se ne tornerà in Lega calcio serie B, ma abbiamo sprecato una chance come Paese. E’ una pagina “nera” credetemi e le altre Leghe europee si rafforzeranno ulteriormente proprio grazie a questo autogol interno.