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L’escamotage contabile di Putin sui capitali che lasciano la Russia

Buone notizie per il Cremlino dalla Banca Centrale russa, che negli ultimi giorni ha annunciato che le uscite nette di capitali dalla Russia lo scorso anno sono calate a 56,8 miliardi di dollari, ben al di sotto della prima stima ufficiale di 65 miliardi, rispetto agli 80,5 miliardi del 2011. Ma a una lettura più attenta il dato è meno positivo di quanto sembri, spiegano gli economisti interpellati dal Wall Street Journal.

La fuga di capitali è finita al centro delle preoccupazioni del Cremlino e del dibattito politico, specialmente durante le elezioni parlamentari di fine 2011 e le presidenziali di marzo scorso, quando i critici del potere hanno sostenuto che l’incertezza politica spingeva gli investitori a parcheggiare capitali all’estero. Dal 2008 al 2011 la Russia ha visto 305 miliardi di dollari uscire dal Paese, un fenomeno imputato soprattutto al clima negativo per gli investimenti e alla carenza di opportunità di business.

Tra le righe del suo comunicato della scorsa settimana, la Banca centrale conferma di aver cambiato il metodo con cui calcola le uscite di capitali. “E’ una questione tecnica, la revisione deriva in realtà dalla sistemazione degli swap, utilizzati dal settore privato per aumentare la liquidità, conteggiati come minori flussi di capitali in uscita. Non penso sia un grosso cambiamento strutturale, è solo il modo di registrare quei flussi”, ha spiegato Hans Timmer, direttore del Development Prospects Group della Banca Mondiale. “In generale, il dato dice che c’è un minore deflusso di capitali. Dovrebbe essere interpretato come un segnale positivo, ma aggiungerei che l’attenzione non deve andare solo all’importo del capitali in uscita, ma anche alla loro natura”.

Senza la modifica tecnica il deflusso di capitali sarebbe stato di 65,6 miliardi di dollari, vicino alla stima ufficiale, pur in netto miglioramento rispetto al 2011. La Banca centrale ha detto che nella seconda metà del 2012 gli swap valutari con controparte private sono risultati in forte aumento perché le banche hanno cercato di rimpolpare la scarsa liquidità in rubli, scambiandoli con euro e dollari. Cambiando il metodo di calcolo, gli swap valutari a un giorno sono stati inclusi nella bilancia dei pagamenti russa come esposizione in rubli delle banche private e hanno formalmente contribuito a ridurre i flussi in uscita sul piano della contabilità quotidiana.

“Queste transazioni hanno avuto un influsso notevole sulla bilancia delle attività del settore bancario, in particolare sulle riserve, nel quarto trimestre dello scorso anno”, ha spiegato la Banca centrale. “Sotto questo profilo, per migliorare la confrontabilità con i periodi precedenti, alcuni indicatori della bilancia dei pagamenti sono presentati senza l’inclusione degli swap valutari” ha aggiunto, facendo riferimento al valore di 65,6 miliardi di dollari.

A fine 2012, un fondo d’investimento pubblico ha lamentato che il reale flusso di capitali in uscita dalla Russia è meno della metà di quello calcolato dalla Banca centrale e chiesto un nuovo metodo di conteggio di un indicatore tanto politicamente sensibile. Negli stessi giorni il presidente della Banca Centrale Sergei Ignatiev ha detto che l’attuale meccanismo di calcolo non è ideale, ma l’istituto ne è “abbastanza soddisfatto”.

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