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Rita Levi Montalcini

Sul telefonino sono arrivati centinaia di messaggi: è morta a 103 anni Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986. Messaggi di cordoglio e ricordi di una vita grandissima, dedicata alla scienza e al sociale, si sono immediatamente affollati sui media e nella nostra memoria.
Rita Levi Montalcini riunisce in sé una serie di valori che inevitabilmente faranno di Lei un simbolo. Ebrea, passa attraverso il periodo delle leggi razziali del nazi-fascismo che la costringono prima a emigrare in Belgio e poi a continuare le sue ricerche come clandestina in Italia. Diventa ricercatrice di successo quando, in Italia, poche donne sue coetanee avevano la fortuna di frequentare l’Università. Come scienziata conduce ricerche che le sono valse il Nobel all’estero prima di tornare in Italia e la direzione di un Istituto del CNR: un bel caso di “rientro di cervello”, in un paese che non ha fatto molto per meritarselo. Unico Premio Nobel donna italiano nel campo della biomedicina. Impegnata nel sociale e per l’emancipazione delle donne. Fermamente convinta del valore della ricerca e della cultura come volano per lo sviluppo, attiva fino alla fine per guidare l’EBRI (European Brain Research Insitute) da Lei fondato nel 2001.
Ricordiamola con alcune delle frasi che ha pronunciato in occasione del suo centesimo anniversario.
“Oggi, alla gioventù presente, posso dire che l’unico segreto che trasmetto è: mai pensare alla nostra persona, ma vedere il mondo intorno a noi, pensare alla stupenda bellezza della natura e dell’uomo. Non ho segreti, posso consigliare soltanto di essere felici di essere vivi e di poter essere d’aiuto agli altri”.
“Persino le persecuzioni contro gli ebrei non mi hanno dato fastidio, ma posso dire che la dichiarazione secondo cui la mia razza era inferiore non poteva essere un maggiore regalo: grazie a questa dichiarazione ho lavorato in camera da letto e scoperto quello che poi mi avrebbe portato al Nerve Growth Factor”.
“Non ho paura della morte: non conta quanto si e’ vissuto ma il messaggio che si è dato. E ai giovani dico: credete nei valori, laici o religiosi che siano non fa differenza, ma credete nei valori perché dopo la morte rimangono i messaggi che di noi abbiamo lasciato”.
Ci sono poche donne che sono arrivate al successo nella scienza (si veda il libro ‘Troppo belle per il Nobel’ di Nicolas Witkowski edito da Bollati Boringhieri, che riporta in copertina proprio l’immagine dell’assegnazione a Rita Montalcini) e l’Italia ha avuto la fortuna di dare i natali a una di loro, anche se tutta la carriera scientifica di Montalcini, prima del pensionamento nel 1979, si è di fatto realizzata all’estero. La Francia ha fatto di Marie Curie un simbolo dalla ricerca scientifica in tutta Europa: come italiani cerchiamo di ricordare Rita Levi Montalcini preservando il suo impegno per allontanare la ricerca scientifica da un futuro di declino.
Levi Montalcini è stata legata al Consiglio Nazionale delle Ricerche dirigendone l’Istituto di Biologia Cellulare dal 1969 al 1978, quando ancora lavorava negli USA. Ci auguriamo che il CNR, il MIUR e le istituzioni tutte riescano a trovare il modo di preservare il messaggio che Lei ci ha lasciato. Iniziamo finalmente una politica seria per la ricerca in Italia. Questo ci aspettiamo nel nuovo anno dal prossimo governo.


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