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Bruxelles bacchetta Berlino per il protezionismo bancario. Il caso Unicredit

La Commissione europea ha espresso “preoccupazione” per le limitazioni imposte dall’autorità nazionale di vigilanza bancaria tedesca, Bafin, alla filiale di Unicredit in Germania, Hvb, al trasferimento di capitali verso la casa madre in Italia.

Lo ha detto, durante il primo briefing dell’Esecutivo Ue per la stampa del 2013, Stefaan De Rynck, portavoce del commissario al mercato interno Michel Barnier, rispondendo ad alcune domande sulla notizia, riportata dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt, dopo che sulla vicenda aveva già scritto diversi articoli il Wall Street Journal (l’ultimo il 10 dicembre scorso).

Secondo Handesblatt, la Commissione Ue e l’Eba (l’autorità bancaria europea) stanno cooperando in un’inchiesta su una possibile violazione del principio della libera circolazione di capitali nel mercato unico europeo da parte del regolatore tedesco, che giustifica la propria azione con la preoccupazione che le filiali di banche estere possano mantenere sufficiente liquidità per le loro operazioni in Germania.

De Rynck si è espresso in modo molto cauto, affermando che la controversia deve essere affrontata prima di tutto dalle rispettive autorità di sorveglianza bancaria nazionali (Bafin e Bankitalia), in vista di un accordo per il quale l’Eba, l’Autorità bancaria europea con sede a Londra, “può svolgere un ruolo di mediazione”. Il portavoce ha riconosciuto che si tratta di “una questione che riguarda la libera circolazione dei capitali e l’integrità del mercato unico”, e dunque due principi fondamentali dei Trattato Ue, di cui la Commissione è guardiana, ma non si è pronunciato, per ora, sull’eventualità che venga avviata una procedura comunitaria d’infrazione, con possibile approdo alla Corte europea di Giustizia.

“Queste misure in certi casi potrebbero anche essere giustificate, bisogna vedere se rispettano il principio di proporzionalità”, ha spiegato più tardi De Rynck, confermando che della questione “si occuperà innanziutto l’Eba insieme alle autorità bancarie nazionali coinvolte”, ma aggiungendo che “se si verificherà che c’è davvero una restrizione della libera circolazione dei capitali, allora potrebbe entrare in campo la Commissione” direttamente. Certo, ha concluso il portavoce, se fosse già in vigore il nuovo supervisore unico dell’Eurozona, incentrato sui nuovi poteri di sorveglianza bancaria della Bce, “il problema non si porrebbe, almeno quando fossero coinvolti due paesi dell’Eurozona”.

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