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I broker inglesi scrutati dalla Giustizia Usa sul Libor

Non solo banchieri. Si allarga anche ai broker l’indagine delle autorità americane sullo scandalo Libor e sulle manipolazioni del tasso di interesse interbancario di riferimento. Come riporta il Wall Street Journal, il dipartimento di Giustizia e la Commodity Futures Trading Commission, l’autorità americana di vigilanza sugli scambi di future e opzioni, intendono accertare il ruolo di Icap e R.P Martin Holding, due società di brokeraggio britanniche.

I due broker, che hanno sede a Londra, oltre alle normali attività di intermediazione, aiutano anche alcune banche a decidere in che misura presentare richieste di prestiti. Sebbene nessuna delle due società sia stata accusata di avere commesso irregolarità, secondo le autorità è possibile che alcuni dipendenti abbiano giocato un ruolo cruciale nell’aiutare specifici trader a truccare le richieste di costi stimati del credito in varie valute.

Le autorità americane hanno fatto riferimento a Icap e R.P Martin nella documentazione relativa al patteggiamento con Ubs e Royal Bank of Scotland Group, ma senza citare direttamente le due società.

Secondo il quotidiano finanziario, i broker avrebbero fatto riferimento a non meglio precisati “fixing service”, mentre in alcune e-mail del 2006 si parla di modi “per abbassare i tassi” nelle settimane successive. I vertici di Icap hanno fatto sapere di avere preso la questione “molto seriamente” e che non esiterebbero “ad avviare azioni decise” contro dipendenti eventualmente trovati colpevoli.



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