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Privatizzare e ricorrere a Draghi. I consigli del Crédit Agricole per l’Italia

C’è una luce in fondo al tunnel della recessione italiana: è ancora presto per raggiungerla, ma il 2013 potrebbe essere il momento buono a intravederla. Anche grazie a una probabilità crescente di un ricorso italiano al nuovo programma di acquisto di titoli di Stato della Bce.

A scommetterci è l’istituto bancario francese Crédit Agricole, in un report del suo ufficio studi economici.

GLI SFORZI SPRECATI E I NUMERI DELLA CRISI

Dall’inizio della Grande recessione – rammenta la banca transalpina – il Pil è arretrato del 7%, il potere d’acquisto delle famiglie è sceso del 9%, il tasso di disoccupazione è aumentato di quattro punti e il tasso di risparmio è calato in misura equivalente. La crescita acquisita lasciata in eredità al 2013 è ancora negativa (-0,3%). In più, gli indicatori segnalano un peggioramento della congiuntura economica a breve termine.

Nonostante un incremento dello +0,1% nel terzo trimestre, l’indice della produzione industriale ha registrato in ottobre un calo di -1,1% lasciando a fine anno una crescita acquisita ancora negativa (-1,6%), a cui dovrebbe aggiungersi il nuovo ripiego annunciato dall’inchiesta della Confindustria in novembre (-0,5%). Gli ordini sono ulteriormente diminuiti, anche se a un ritmo meno serrato, in particolare sul mercato interno.

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL DELLA RECESSIONE

Per i prossimi mesi, lo scenario di Crédit Agricole ipotizza un’uscita graduale dal tunnel della recessione, grazie al coincidere di quattro elementi: i progressi sul fronte istituzionale europeo, i risultati in termini di consolidamento, l’accelerazione della domanda mondiale e per finire, il livello delle scorte.

Nonostante le condizioni dell’offerta ancora difficili e le condizioni del credito sempre sfavorevoli, esiste un potenziale di ripresa degli investimenti produttivi.

Questa ripresa dell’accumulo di beni strumentali non potrà comunque compensare la flessione degli investimenti nell’edilizia e la diminuzione dei consumi pubblici e privati previsti per il 2013. Il calo del reddito disponibile dovrebbe proseguire, per effetto della flessione dei salari reali, senza tuttavia minacciare la solidità finanziaria delle famiglie.

LA CAMPAGNA ELETTORALE E L’INSTABILITA’ DEI MERCATI

La campagna elettorale italiana è ormai aperta e ha come corollario una maggiore instabilità dei mercati. Per questo, il dossier della banca francese attribuisce una probabilità crescente all’ipotesi di un ricorso italiano al nuovo programma di acquisto di titoli di stato della Bce. Resta l’incertezza sulle modalità (un’eventuale concertazione con la Spagna) e sul calendario, che potrebbe essere turbato dagli sviluppi politici in Italia e dallo svolgimento delle elezioni in Germania.

LE PREVISIONI PER IL 2013: UNA CRESCITA LENTA E IN BILICO

Il 2013 inizierà, per l’istituto bancario francese, con un’attenzione rinnovata degli investitori nei confronti dell’Italia.

Tenuto sotto controllo lo spread grazie alle misure prese da Draghi e dalla Bce, la drammatica assenza di crescita, abbinata all’aumento dei rendimenti ad inizio anno, ha contribuito all’aumento del rapporto debito/Pil, pari nel 2012 a 4,8 punti del Pil.

Anche con modifiche temporanee, che permettano al Paese di diluire nel tempo le misure di aggiustamento, l’Italia dovrà impegnarsi in un oneroso processo di riduzione del debito che le permetterà al meglio di tornare al livello pre-crisi solo nel 2020, e di avere nel 2030 un debito ancora superiore all’80%. Tale risultato sarebbe raggiungibile solo a condizione di ottenere in media un avanzo primario annuo pari al 4% del Pil: uno sforzo non privo di conseguenze per il potenziale di crescita dell’Italia.

FINANZE PUBBLICHE: DUE SOLUZIONI PER UN VECCHIO PROBLEMA

L’Italia possiede un patrimonio pubblico di 1.789 miliardi di euro, per un debito pari a 1984 Md€ nel 2011.

Il Ministero del Tesoro ha avviato di recente un inventario del proprio patrimonio. Solo le concessioni (78 Md€), le partecipazioni (132 Md€) e gli immobili (425 Md€) potranno essere inclusi in un programma di vendita di attivi pubblici.

Come sfruttare tali risorse per sanare le finanze pubbliche?

Per Crédit Agricole la prima soluzione è quella offerta della Fondazione Astrid (composta da esperti e da ex ministri), che ha presentato un piano di cessioni che potrebbero fruttare ogni anno, nel periodo 2013-2017, 2,1 punti del Pil.

Un altro progetto di valorizzazione (senza vendite) delle concessioni, partecipazioni e beni immobiliari, attualmente allo studio del Governo, potrebbe fruttare 9,8 Md€ all’anno nel periodo 2013-2020. Il Tesoro lavora anche su un’opzione di trasferimento di attivi pubblici alla Cassa Depositi e Prestiti.



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